Sfruttati e servi in ostaggio. I lavoratori ad un anno dal Jobs Act

Sfruttati e servi in ostaggio. I lavoratori ad un anno dal Jobs Act @ circolo Anarchico Ponte della Ghisolfa 18-02-2016

Grattiamo sotto gli slogan nauseanti e capiamo insieme come il governo Renzi ha eseguito il “lavoro sporco” nell’esclusivo interesse del neoliberismo dominante e dei padroni di confindustria e che macerie ha prodotto con gli effettivi diritti dei lavoratori.
Ne parliamo giovedì 18 febbraio alle 21 al circolo Anarchico Ponte della Ghisolfa con l’avvocato del lavoro Domenico Tambasco e Roberto Giudici.

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25 aprile, 29 e 1° maggio, come sempre noi ci siamo

Come tutti gli anni, noi ci siamo.

25 aprile: 70 anni sono pochi e non sono ancora tutti.

Il 25 aprile per gli anarchici è il desiderio di rivoluzione libertaria.
Gli anarchici che si sono opposti al regime nazifascista sin dal 1921 negli Arditi del Popolo o tentando di assassinare Mussolini (Lucetti ’26, Schirru ’31, Sbardellotto ’32) non l’hanno fatto certo per la democrazia repubblicana. Chi nell’anarchica Barcellona e nella Spagna libera del ’36 ha dato la vita non l’ha fatto certo per il vuoto rituale elettorale. Gli anarchici che nel ’43 decisero di aderire alla lotta armata in italia, non lo fecero certo per il re, tanto meno per gli alleati.
Quegli anarchici volevano la rivoluzione libertaria, per quella hanno combattuto per quella in molti persero la vita.
Dopo il 25 aprile del ’45 in molti si sentirono traditi e sentirono tradito lo spirito rivoluzionario che aveva animato la lotta. Per tutto il ’46 ed il ’47 molte furono le formazioni partigiane che ripresero le armi proprio contro il nuovo democratico governo italiano che aveva rimesso ai posti di potere i fascisti, che criminalizzava i partigiani e gli antifascisti tutti, che ritardava la liberazione dei prigionieri politici che restaurava coi suoi provvedimenti una economia capitalista. Per ben 2 anni dopo la liberazione fu ancora liberazione armata. Alcuni parlarono di “seconda liberazione” di lotta per i “diritti del popolo, i sacrosanti diritti di chi ha sempre sofferto…”
Di questo biennio di ribellione, i libri di storia ufficiale non parlano. I capi partigiani ribelli vennero arrestati e tutti gli insorti bollati come eversori.
Scendiamo in piazza il 25 per ravvivare quel desiderio di rivoluzione, per impedire la costante operazione di riscrittura della storia della liberazione che relega la resistenza ad un mito e non ad una pratica quotidiana.
Scendiamo in piazza per impedire il revisionismo storico dell’omicidio del partigiano anarchico Pino Pinelli.
Scendiamo in piazza per una diversa narrazione della realtà, per inchiodare alle proprie responsabilità questo sistema liberticida.

I vecchi e i nuovi fascismi che vorrebbero marciare il 29

Milano ama la LibertàCon lo stesso spirito il 29 ci opporremo ad ogni tentativo di parata nazifascita. Vecchi e nuovi fascismi, impegnati nei loro rivoltanti nostalgici rituali, sono preoccupanti anche perché, diventano la lancia di intolleranza e populismo dilagante, tanto in italia quanto in europa. Saremo in piazza il 29 contro la parata e contro tutte le rappresentazioni tragicomiche a cui assistiamo, ahinoi, frequentemente: dalle sentinelle in piedi che si oppongono ad una sessualità libera da schemi, alle medievali manifestazioni contro l’aborto, alle ributtanti dichiarazioni dei politici di palazzo sulle stragi sul mediterraneo a cui fanno seguito migliaia di utenti social che fanno della xenofobia il loro pane quotidiano continuando a dipingere territori invasi da criminali stranieri o peggio ancora rom.

Che sia un primo maggio di rivendicazioni.

Dell’EXPO abbiamo già detto. Vorremmo adesso ribadire l’urgenza di un primo maggio anarchico di rivendicazioni che sia foriero di una lunga stagione di rivendicazioni.
Sappiamo tutti (o quanto meno dovremmo) le origini di questa giornata: la condanna all’impiccagione a chicago per 5 anarchici colpevoli di aver guidato la rivendicazione della giornata di 8 ore estesa a tutte e tutti i lavoratori e lavoratrici.
Lo sfruttamento dell’uomo sull’essere vivente è il fondamento di questo sistema. Periodi di feroce sfruttamento si alternano a periodi di “concessioni” di dignità.
may day crisisAdesso siamo allo stadio finale di un processo di espropriazione di diritti e di attacco ai lavoratori e alle lavoratrici che dura da almeno 25 anni.
Che sia chiaro: il lavoro gratuito non esiste.
E’ un ossimoro che cela una più cruda realtà: lo schiavismo.
Il primo maggio è giornata di rivendicazioni: rivendichiamo una vita piena che attualmente ci viene negata, rivendichiamo la nostra realizzazione che non passa attraverso il lavoro/sfruttamento e tanto meno passerà mai attraverso lo schiavismo, rivendichiamo qualità nelle nostre esistenze libere dalle costrizioni di questo sistema.

E’ arrivato il momento di “rompere il recinto” e di aprire a nuovi immaginari.