Eravamo tutti “Charlie”, ma non per l’opera di Baj su Pinelli

15-12-2015 "I funerali dell'Anarchico Pinelli" di Enrico Baj
Alla fine l’arte, qualunque essa sia, fa paura al potere quando descrive la realtà troppo efficaciemente. Eppure, meno di un anno fa, ricordiamo la solidarietà del comune di milano, ma anche provincia, regione e ancora più su, alla capitale francese e alla redazione di Charlie Hebdo. Il sindaco Pisapia ha marciato, insieme a tutta la rappresentanza governativa del mondo occidentale, per ribadire che la “libertà” (di satira!) appartiene alla cultura moderna e bla bla bla.
Libertà di espressione, ma a seconda dei casi, perchè a milano “I funerali dell’Anarchico Pinelli” di Enrico Baj, opera monumentale che da immagine a un pezzo di storia nostra e della città, non trova una collocazione consona per motivi non noti.
Mauro Decortes: “Nei 40 anni passati, più volte abbiamo pensato a come tirarla fuori. Io stesso mi sono informato sulle procedure per esporre; eravamo pronti a superare tutti gli ostacoli, ma ce n’era uno che per noi era insormontabile: ci chiedevano di sottoscrivere una assicurazione importante che non avremmo mai potuto sostenere economicamente.

15-12-2015 anno'86 Baj @ circolo Anarchico Ponte della Ghisolfa per un laboratorio artistico

Baj al Ponte durante un laboratorio artistico (1986)

Nell’86, Baj tenne un laboratorio artistico proprio qui nella sala Pinelli di viale monza, in  quella occasione vennero create sagome molto simili a quelle presenti nel quadro, fra le quali il

Cristo capovolto, ovvero l’uomo che cade, ovvero Pinelli.

come lo stesso Baj l’aveva definito. Quelle sagome erano parte della scenografia di uno spettacolo teatrale e nella manifestazione del 12 dicembre dell’87 la sagoma di Pinelli che cade, apriva il corteo e subito dietro il nostro striscione «Giuseppe Pinelli: un assassinio da non dimenticare MAI!!!». 15-12-2015 striscione anni 80 del circolo Anarchico Ponte della Ghisolfa "Giuseppe Pinelli: un assassinio da non dimenticare MAI !!!"Alla fine non saprei dire neanche che fine ha fatto il materiale del laboratorio artistico.
Una specie di maleficio che condannerebbe alle buie cantine qualunque cosa possa ricordare il “volo” di Pinelli dal terzo piano della questura milanese.

Certo, questa amministrazione ha il merito di averla esposta dopo 40 anni (montandola però male visto che la finestra dalla quale Pinelli “cade” non era al centro della scena, ma totalmente fuori campo, sulla parete di sinistra), lì nella Sala delle Cariatidi a palazzo reale, luogo che avrebbe sin dall’inizio dovuto ospitare l’opera. Per ben 73 giorni però, estivi tra l’altro, dal 21 giugno 2012 al 2 settembre 2012 poi di nuovo in cantina prima che la cittadinanza rientri dalle ferie, nonostante reiterati inviti a ripensarci e una raccolta di migliaia di firme.
Se la memoria è cultura, sicuramente non può e non deve essere a tempo (brevissimo).

Ma mettiamo da parte discorsi come memoria, storia, cultura… e concentriamoci sui fatti. In occasione della mostra del 2012, il gallerista Marconi si dice disposto a donare l’opera al comune di Milano a patto che gli venisse trovata una sistemazione idonea ed esposta al pubblico. L’allora assessore Boeri dichiarò che anche a lui sarebbe piaciuto rimanesse fruibile al pubblico.
Quindi, c’è un’opera il cui valore artistico è comprovato, il cui valore commerciale non sapremmo quantificare, ma siamo abbastanza sicuri sia molto alto, che il comune non sembra voler accettare in DONO. Eppure le casse comunali dicono essere sempre in rosso, a ragionare da capitalisti, ci verrebbe da pensare che basterebbe accettare il regalo, esporlo al pubblico facendo pagare un ingresso per portare un po’ di incassi all’erario cittadino. L’atteggiamento del comune, quanto meno denota uno scarsissimo acume finanziario.

Insomma, chi ha paura di un’opera d’arte?
I deboli, censori, abbastanza potenti da far passare per stupida un’amministrazione che non accetta in dono un’opera di enorme valore culturale ed economico.

Martedì 15 dicembre prossimo alle 21:00 al Leoncavallo tenteremo ancora una volta di sensibilizzare sull’argomento. Pensiamo però anche ad altre iniziative per i prossimi mesi, per essere sicuri che la richiesta la sentano anche i più sordi.

Interverranno:

  • Mauro Decortes (circolo Anarchico Ponte della Ghisolfa)
  • Saverio Ferrari (osservatorio democratico nuove destre)
  • Piero Scaramucci (giornalista)
  • Renato Sarti (regista/attore)
  • Claudia Pinelli
  • Silvia Pinelli
  • Hazal (rappresentante della Comunità Curda a Milano)

Sarà presente anche Pia Valpreda.

presso Leoncavallo Spazio Pubblico Autogestito via Watteau, 7 – milano

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Organizza circolo Anarchico Ponte della Ghisolfa.
Aderisce Memoria Antifascita.

VALPREDA INNOCENTE – PINELLI ASSASSINATO

Rassegna Stampa:

Assemblea cittadina, verso il corteo del 12 dicembre

Assemblea cittadina verso il corteo del 12 dicembre @ circolo Anarchico Ponte della Ghisolfa 02-12-2015

Invitiamo tutte e tutti alla prossima assemblea per il corteo del 12 dicembre 2015 in Porta Venezia.
L’appuntamento è per:

mercoledì 2 dicembre alle ore 21:00
al circolo Anarchico Ponte della Ghisolfa in viale Monza 255

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Assemblea cittadina per costruire il percorso verso la manifestazione del 12 dicembre

assemblea cittadina 12 dicembre strage di stato @ circolo Anarchico Ponte della Ghisolfa 12-11-2015

Assemblea cittadina, per costruire il percorso verso la manifestazione del 12 dicembre
strategia della tensione, ieri in piazza fontana oggi in turchia
giovedì 12 novembre 2015 – ore 21.00 circolo Anarchico Ponte della Ghisolfa

Il 12 dicembre 1969, una bomba scoppiava in Piazza Fontana. Una bomba, che facendo 17 morti e decine di feriti unita alla morte dell’Anarchico Giuseppe Pinelli assassinato tre giorni dopo nella Questura di Milano, affermava la “strategia della tensione”, ovvero la costruzione sistematica di paura volta a criminalizzare i movimenti sociali e le richieste di diritti e libertà che in quegli anni riempivano le strade.

Oggi, 46 anni dopo, vediamo come, in Italia e in altre parti del mondo, la strategia della paura, della criminalizzazione verso chi pretende diritti per un futuro e una vita migliore, non sia cambiata: dalle piazze xenofobe di Salvini & co, ai muri di Orban, alle sparizioni forzate in Messico, alle stragi ad Ankara, Suruç e Dyarbarkir.
Come 46 anni fa, i poteri politici, economici e militari hanno tutto l’interesse a bloccare ogni spinta ed autorganizzazione dal basso che metta ulteriormente in crisi un modello economico globale basato sulle speculazioni, l’espropriazione di terre e diritti, lo sfruttamento di miliardi di persone e territori su tutto il pianeta. Oggi come ieri, ciò che vediamo attuarsi non è altro che uno status quo che cerca di rimanere inalterato: alle destabilizzazione di intere aree del pianeta fatta dalla speculazione economica e dai bombardamenti della guerra di turno, si risponde con nuove guerre e vendite di armamenti; alle lotte dei contadini e delle popolazioni locali per l’autodeterminazione dei territori si risponde con il landgrabbing, l’espropriazione di terre, le coltivazioni terminator, lo sfruttamento; a quante e quanti si spostano dalle loro terre alla ricerca di un futuro più degno, rivendicando un diritto alla mobilità che sia di tutte/i a prescindere dal passaporto, si risponde con muri, eserciti alle frontiere e respingimenti… quando non direttamente con il bombardamento dei barconi.

Oggi la tensione e la paura sono esportate a livello globale per coprire la crisi economica che il neoliberismo stesso ha creato e per cui adesso cerca nuovi capri espiatori: diventano così il nemico da additare i kurdi in Turchia che combattono contro una discriminazione decennale e la repressione del governo Erdogan, i Palestinesi adesso colpevoli addirittura (in una totale riscrittura della storia) di aver istigato la Soluzione Finale di Hitler e l’Olocausto, mentre nelle strade della democratica Europa continua la caccia al migrante, all’uomo nero accusato di “rubare la casa e il lavoro”, alimentando così la guerra tra poveri.

Ancora, a 46 anni di distanza, vediamo come anche gli attori non siano poi molto cambiati: nel 1969 i fascisti armati da CIA e servizi segreti con la complicità della Democrazia Cristiana, oggi sempre i fascisti che siano di Casapound o della Lega di Salvini in Italia, del Front National della Le Pen in Francia, di Alba Dorata in Grecia, quando non sono direttamente coinvolti nel governo come in Ungheria, Polonia, Austria…

Ricordare la Strage di Piazza Fontana, oggi come ieri, non è un semplice esercizio di memoria. È una scelta partigiana, di rifiuto della paura e della guerra tra poveri che ci vengono proposte, e di lotta per i diritti, per un futuro degno, libero e sostenibile per tutte e tutti.

Rifiutiamo la retorica del mostro sbattuto in prima pagina: ricordiamo bene gli Anarchici Pietro Valpreda e Giuseppe Pinelli, il primo rimasto in galera innocente per anni, il secondo assassinato nei locali della questura di Milano la notte tra il 14 e il 15 dicembre del 1969.

Scegliamo di essere ancora oggi nelle strade e nei quartieri della nostra città, tessendo reti solidali, antirazziste ed antifasciste; scegliamo di essere complici con quante e quanti in ogni angolo del globo resistono alla paura, alle speculazioni, alle dittature, alle guerre, proponendo pratiche di organizzazione dal basso, pratiche che rifiutano ogni confine, sia esso fisico o mentale.

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