Prima di Michael Moore c’era Howard Zinn

Howard Zinn: You Can’t Be Neutral on a Moving Train

Ci vediamo al circolo Anarchico Ponte della Ghisolfa sabato 21 febbraio 2015 alle 21:00 per la proiezione del documentario sulla vita di “Howard Zinn: You Can’t Be Neutral on a Moving Train.”

Howard Zinn (Brooklyn, 24 agosto 1922 – Santa Monica, 27 gennaio 2010) professore di storia alla Boston University, attivista politico, scrittore di saggi che raccontano la storia statunitense dalla parte dei vinti mettendo in evidenza le conseguenze atroci delle guerre e l’enorme costo umano.
Figlio di operai, cresciuto nella New York degli anni 20/30, a 18 anni lavora in cantiere, a 21 anni si ritrova in guerra in Europa (Seconda Guerra Mondiale), al rientro si laurea in storia e scienze politiche alla Columbia. Durante la sua carriera accademica diventa uno dei leader della disobbedienza civile.
Ha scritto dozzine di saggi tra cui il più noto A People’s History of the United States (1980), con 700.000 copie vendute.

“Howard Zinn: You Can’t Be Neutral on a Moving Train” (di Deb Ellis e Denis Mueller) è un film documentario sulla vita di Zinn. Grazie a rari materiali d’archivio, interviste allo stesso Zinn e a suoi amici e colleghi come Noam Chomsky, viene raccontata l’essenza di quest’uomo straordinario che è stato un catalizzatore per il cambiamento progressivo per più di 60 anni.

Con Matt Damon voce narrante e musiche di Pearl Jam, Woody Guthrie, e Billy Bragg.

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L’Africa nel terzo millennio tra neocolonialismo e globalizzazione

L’Africa nel terzo millennio tra neocolonialismo e globalizzazione

L’Africa all’inizio del terzo millennio si presenta come il convitato di pietra della geopolitica mondiale. Continente ricchissimo di risorse minerali e di territori agricoli, dove le popolazioni sono poverissime e al contempo poche persone accumulano ricchezze enormi e dove le nazioni più ricche vanno a caccia di territori per le loro produzioni agricole.
L’Africa rappresenta forse la scommessa più importante dei prossimi anni.

Ne parliamo al Ponte con lo scrittore e giornalista di radio Popolare Raffaele Masto il prossimo 19 febbraio 2015.

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GIORNATA DELLA MEMORIA….CORTA

propaganda fascista - rivista - la difesa della razzaGiornata della memoria, la liberazione di Auschwitz.
Il ricordo della Shoah, dell’annientamento di milioni di ebrei, omosessuali, rom, sinti, oppositori politici. Tutte vittime dei tedeschi, anzi, dei nazisti, che solo da loro può venire un male tanto grande.
Ricordare è costruire una identità, peccato che la memoria, quando non è un ingranaggio collettivo,  sia uno strumento selettivo, scarta molto e non sempre sceglie bene. Ad esempio: tutti ricordiamo i luoghi dello sterminio gestiti dai nazisti, ma quanti conoscono i nomi dei campi di concentramento italiani?
Sì perchè anche l’Italia, fece la sua parte.
Fossoli, San Sabba, Borgo San Dalmazzo,Bolzano sono i nomi più noti, ma ci sono anche quelli qui sotto:

  1. Campo di internamento di Agnone (Campobasso, Molise), presso il convento di S. Bernardino da Siena.
  2. Campo di internamento di Alberobello (Bari, Puglia)
  3. Campo di concentramento di Arbe (Fiume, Dalmazia) (giugno 1942 – settembre 1943)
  4. Ateleta (L’Aquila, Abruzzo)
  5. Campo di internamento di Bagno a Ripoli (Firenze, Toscana), presso Villa La Selva (luglio 1940 – settembre 1943)
  6. Campo di internamento di Campagna (Salerno, Campania) (giugno 1942 – settembre 1943)
  7. Capannori (Lucca, Toscana)
  8. Carana (Cosenza, Calabria)
  9. Campo di internamento di Casoli (Chieti, Abruzzo)
  10. Campo di internamento di Chieti (Abruzzo)
  11. Campo di internamento di Civitella in Val di Chiana (Arezzo, Toscana), presso Villa Oliveto
  12. Campo di internamento di Corropoli (Teramo, Abruzzo), presso Badia Celestina.
  13. Campo di internamento di Ferramonti di Tarsia (Cosenza, Calabria) (giugno 1940 – settembre 1943)
  14. Campo di internamento di Gioia del Colle (Bari, Puglia)
  15. Campo di internamento di Isernia (Campobasso, Molise)
  16. Campo di internamento di Isola del Gran Sasso (Teramo, Abruzzo)
  17. Campo di internamento di Lama dei Peligni (Chieti, Abruzzo), presso un edificio nel centro del paese (luglio 1940 – settembre 1943)
  18. Campo di internamento di Lanciano (Chieti, Abruzzo)
  19. Campo di internamento di Manfredonia (Foggia, Puglia), presso il Macello Comunale (giugno 1940 – settembre 1943)
  20. Marsiconuovo (Potenza, Basilicata)
  21. Campo di internamento di Montechiarugolo (Parma, Emilia-Romagna)
  22. Montefiascone (Viterbo, Lazio)
  23. Campo di internamento di Nereto (Teramo, Abruzzo)
  24. Campo di internamento di Notaresco (Teramo, Abruzzo)
  25. Osimo
  26. Campo di internamento di Scipione (Parma, Emilia-Romagna)
  27. Sforzacosta (Macerata, Marche)
  28. Terranova di Polino (Potenza, Basilicata)
  29. Campo di internamento di Tortoreto (Teramo, Abruzzo), presso l’attuale Municipio di Tortoreto e una villa a Tortoreto Stazione, ora
  30. Alba Adriatica (luglio 1940 – settembre 1943)
  31. Campo di internamento di Tossicia (Teramo, Abruzzo)
  32. Campo di internamento delle Tremiti (Foggia, Puglia)
  33. Tuscania (Viterbo, Lazio)
  34. Campo di internamento di Urbisaglia (Macerata, Marche) (giugno 1940 – ottobre 1943)
  35. Valentano (Viterbo, Lazio)
  36. Treviso (Veneto)

(fonte: wikipedia)

Chi li conosce? Chi li ricorda?
E chi conosce o ricorda “La difesa della razza“? Rivista patinata pubblicata in periodo fascista che propagandava il razzismo più criminale e che aveva come collaboratori due dei padri della destra italiana, Evola ed Almirante?
In Italia il razzismo ha radici solide ed antiche, le leggi razziali promulgate nel 1938 non erano un servile adeguarsi alla politca nazista, ma il logico e naturale sviluppo del colonialismo italiano responsabile di stragi e deportazioni.
Come al convento di Debra Libanos, in Etiopia, dove gli italiani ammazzarono 2000 persone (altre migliaia nei giorni precedenti), come in Libia dove gli italiani non ebbero remore ad usare armi chimiche, e dove costruirono il campo di concentramento di El Aghelia (10000 prigionieri, morti a migliaia).
La lista potrebbe andare avanti, ma così è sufficiente, per chi vuol capire.
Capire che esiste una relazione tra una memoria storica lacunosa e i rigurgiti razzisti che viviamo ogni giorno.
Non parliamo solo dei fascioleghisti, di Salvini che invoca la linea dura, ma anche di quei “moderati” in doppiopetto che applicano politiche liberticide nei confronti dei migranti, sgomberano e incarcerano.

Ricordare è costruire una identità, non lasciamo che sia il potere a farlo.