Il video della serata in memoria di Pietro Valpreda 6 luglio 2015
registrazione audio a cura di radio radicale
“Anche quando avranno scoperto i colpevoli o provato la mia innocenza, non potranno cancellare i segni di ciò che hanno fatto. Spero solo che avvenga molto presto e sono sicuro che molta gente, in avvenire, sarà a doversi scusare ed abbassare gli occhi”
Pietro Valpreda, lettera dal carcere
L’ingiustizia di stato, che Valpreda ha subito sulla sua pelle, si rinnova quotidianamente mutando sotto altre forme.
Pietro ha partecipato alle lotte fin quando ha potuto.
Ci troviamo al Ponte per ricordare nel presente il nostro amico e compagno Pietro Valpreda.
Interverranno:
Non mancherà, con la sua presenza discreta, Pia Valpreda, moglie di Pietro.
Incursioni sonore da parte della mitica banda degli ottoni a scoppio!
Sarà possibile mettere qualcosa sotto i denti, ad offerta libera.
Verranno proiettate alcune scene del film “Faccia da spia” in cui Pietro interpreta se stesso. Il film racconta una serie di operazioni compiute dalla cia nel mondo, c’è anche mezz’ora dedicata alla strage di piazza Fontana, ma subito dopo l’uscita del film nelle sale, la casa produttrice decise di tagliare quella mezz’ora tra cui le scene con Pietro. Le copie della pellicola integrale sono rare, fortunatamente il ponte ne ha una in archivio ed il 6 sera verranno proiettate le scene tagliate.
Di seguito alcuni fotogrammi.
Aderisce Memoria Antifascista.
In questa foto Valpreda e Gargamelli (il secondo da sx) si recano al tribunale Cosenza, con l’immancabile stalker, maresciallo dei carabinieri, (il primo da sx) e il giornalista Marco Nozza (il primo da dx), vicino alla campagna di verità su piazza Fontana. Non dimentichiamo che assieme a Valpreda, dovettero difendersi dall’infamia di stato anche i compagni Emilio Bagnoli, Emilio Borghese, Enrico Di Cola, Roberto Gargamelli, Roberto Mander.
ANSA: Piazza Fontana: gli anarchici ricordano Valpreda.
Pietro aveva già più di un bypass e il consiglio del medico di stare a riposo, ma quando ci si dovette mobilitare contro TeBio nel maggio del 2000 lui, con la moglie Pia e tutto il Ponte, non si tirò indietro.
“TeBio”: prima mostra-convegno internazionale sulle biotecnologie che si svolse a Genova, non era altro che una vetrina per le multinazionali del settore e l’ennesima occasione propagandistica per chiedere la liberalizzazione dei mercati e la deregolamentazione normativa nei settori dalla produzione al consumo.
A farla da padroni ovviamente le multinazionali europee e americane che sferravano il loro attacco alle libertà delle popolazioni mondiali, puntando sul mercato globale al fine di spostare le produzioni dai paesi più industrializzati a quelli in via di sviluppo, zone franche in cui i diritti umani non sono garantiti, i salari sono più bassi e le questioni etiche non prioritarie. Il tutto senza dare reali benefici alla popolazione del posto, anzi distruggendone buona parte dell’economia locale.
Un refrain che in questi ultimi 15 anni si è più volte riproposto con sempre più forza dirompente e che negli ultimi mesi vede dare il suo colpo finale attraverso quei trattati internazionali, come il TTIP, che puntano ad armonizzare le legislazioni dei paesi, rimuovere gli ostacoli al libero mercato ossia a garantire a questi mostri transnazionali, la libertà di sfruttamento di risorse e lavoro e la commercializzazione dei cosidetti beni comuni, senza più alcun tipo di freno, neanche dalle già deboli resistenze di alcuni gruppi delle istituzioni statali incastrati in quell’abominio di giustizia detto arbitrato internazionale (ISDS).
Sia allora TeBio, che il TTIP oggi, erano avvolti da segretezza, o meglio, totale mancanza di informazione che lasciava e lascia presagire peggiori pericoli.
Furono 3 calde giornate di lotta indette dalla rete Mobilitebio con lo slogan “Il mondo non è in vendita, ribellarsi è naturale”. I rapporti di forza allora erano differenti: i movimenti erano consistenti, attivi e coesi seppure nelle diverse anime a volte enormemente distanti fra loro. Erano in grado di incidere nella vita politica e di portare le proprie argomentazioni all’attenzione di tutti.
Il cuore della mobilitazione fu la manifestazione del 25 col tentativo di sfondare i cancelli della fiera di Genova e portare all’interno di TeBio l’opposizione alle neo politiche ultraliberiste. Numerose furono le azioni simboliche durante il corteo ed il Ponte col suo striscione “Contro i veleni del profitto per l’ecologia della libertà” non si fece scappare l’occasione di creare insubordinazione ed imprimere nuovi immaginari. Pietro non si tirò indietro, neanche quando la violenza di stato si fece sentire col classico armamentario di manganelli e gas CS e successivamente col suo strascico di denunce e processi.
Allora come oggi c’era una “sinistra” connivente con la visione liberista. Connivenza e di conseguenza l’abiura degli ideali, in nome di una modernità che in quanto tale dovrebbe portare benefici. La lotta noi la facevamo e la facciamo contro l’oppressione che quella idea di “modernità” porta con se, per una diversa concezione della vita.
Le tematiche di Mobilitebio dopo 15 anni sono ancora attuali e il ricordo di Valpreda passa per l’attualità per la campagna No TTIP che ci vede coinvolti.
Ci vediamo lunedì 6 luglio al Ponte: gli amici e i compagni non dimenticano.