25 aprile, 29 e 1° maggio, come sempre noi ci siamo

Come tutti gli anni, noi ci siamo.

25 aprile: 70 anni sono pochi e non sono ancora tutti.

Il 25 aprile per gli anarchici è il desiderio di rivoluzione libertaria.
Gli anarchici che si sono opposti al regime nazifascista sin dal 1921 negli Arditi del Popolo o tentando di assassinare Mussolini (Lucetti ’26, Schirru ’31, Sbardellotto ’32) non l’hanno fatto certo per la democrazia repubblicana. Chi nell’anarchica Barcellona e nella Spagna libera del ’36 ha dato la vita non l’ha fatto certo per il vuoto rituale elettorale. Gli anarchici che nel ’43 decisero di aderire alla lotta armata in italia, non lo fecero certo per il re, tanto meno per gli alleati.
Quegli anarchici volevano la rivoluzione libertaria, per quella hanno combattuto per quella in molti persero la vita.
Dopo il 25 aprile del ’45 in molti si sentirono traditi e sentirono tradito lo spirito rivoluzionario che aveva animato la lotta. Per tutto il ’46 ed il ’47 molte furono le formazioni partigiane che ripresero le armi proprio contro il nuovo democratico governo italiano che aveva rimesso ai posti di potere i fascisti, che criminalizzava i partigiani e gli antifascisti tutti, che ritardava la liberazione dei prigionieri politici che restaurava coi suoi provvedimenti una economia capitalista. Per ben 2 anni dopo la liberazione fu ancora liberazione armata. Alcuni parlarono di “seconda liberazione” di lotta per i “diritti del popolo, i sacrosanti diritti di chi ha sempre sofferto…”
Di questo biennio di ribellione, i libri di storia ufficiale non parlano. I capi partigiani ribelli vennero arrestati e tutti gli insorti bollati come eversori.
Scendiamo in piazza il 25 per ravvivare quel desiderio di rivoluzione, per impedire la costante operazione di riscrittura della storia della liberazione che relega la resistenza ad un mito e non ad una pratica quotidiana.
Scendiamo in piazza per impedire il revisionismo storico dell’omicidio del partigiano anarchico Pino Pinelli.
Scendiamo in piazza per una diversa narrazione della realtà, per inchiodare alle proprie responsabilità questo sistema liberticida.

I vecchi e i nuovi fascismi che vorrebbero marciare il 29

Milano ama la LibertàCon lo stesso spirito il 29 ci opporremo ad ogni tentativo di parata nazifascita. Vecchi e nuovi fascismi, impegnati nei loro rivoltanti nostalgici rituali, sono preoccupanti anche perché, diventano la lancia di intolleranza e populismo dilagante, tanto in italia quanto in europa. Saremo in piazza il 29 contro la parata e contro tutte le rappresentazioni tragicomiche a cui assistiamo, ahinoi, frequentemente: dalle sentinelle in piedi che si oppongono ad una sessualità libera da schemi, alle medievali manifestazioni contro l’aborto, alle ributtanti dichiarazioni dei politici di palazzo sulle stragi sul mediterraneo a cui fanno seguito migliaia di utenti social che fanno della xenofobia il loro pane quotidiano continuando a dipingere territori invasi da criminali stranieri o peggio ancora rom.

Che sia un primo maggio di rivendicazioni.

Dell’EXPO abbiamo già detto. Vorremmo adesso ribadire l’urgenza di un primo maggio anarchico di rivendicazioni che sia foriero di una lunga stagione di rivendicazioni.
Sappiamo tutti (o quanto meno dovremmo) le origini di questa giornata: la condanna all’impiccagione a chicago per 5 anarchici colpevoli di aver guidato la rivendicazione della giornata di 8 ore estesa a tutte e tutti i lavoratori e lavoratrici.
Lo sfruttamento dell’uomo sull’essere vivente è il fondamento di questo sistema. Periodi di feroce sfruttamento si alternano a periodi di “concessioni” di dignità.
may day crisisAdesso siamo allo stadio finale di un processo di espropriazione di diritti e di attacco ai lavoratori e alle lavoratrici che dura da almeno 25 anni.
Che sia chiaro: il lavoro gratuito non esiste.
E’ un ossimoro che cela una più cruda realtà: lo schiavismo.
Il primo maggio è giornata di rivendicazioni: rivendichiamo una vita piena che attualmente ci viene negata, rivendichiamo la nostra realizzazione che non passa attraverso il lavoro/sfruttamento e tanto meno passerà mai attraverso lo schiavismo, rivendichiamo qualità nelle nostre esistenze libere dalle costrizioni di questo sistema.

E’ arrivato il momento di “rompere il recinto” e di aprire a nuovi immaginari.

Expo 2015: noi sappiamo e non ci stiamo!

noExpo
Noi sappiamo perché i politici lombardi e nazionali hanno concepito Expo 2015.
Noi sappiamo il movente che li ha mossi e che costituisce la causa del loro speculativo progetto; non a caso Expo è una S.p.a. il cui scopo è il massimo profitto.
Noi sappiamo quanta devastazione ambientale Expo 2015 ha arrecato al verde lombardo e al tessuto agricolo del territorio: 1.700.000 mq di superficie per gli stand, 2.100.000 mq di superficie per strutture di servizio e supporto sull’area ex Alfa Romeo di Arese.
Noi sappiamo quanto maggiore ancora tale scempio sarebbe stato se i movimenti spontaneamente costituitisi non si fossero opposti alla realizzazione di opere ulteriori scriteriate e distruttive.
Noi sappiamo quali politici e quali società – anche cooperative, frutto abusivo ed avvelenato di un’antica e nobile tradizione alternativa e solidaristica – da Expo 2015 hanno tratto ingenti profitti.
Noi sappiamo che Expo 2015 è una manifestazione oggettivamente inutile in un’epoca in cui tutti possono vedere – nel lampo di un clic – oggetti e luoghi dall’altro lato del globo.
Noi sappiamo la speculazione si abbatterà sul territorio una volta terminato Expo 2015.
Noi sappiamo che Expo 2015 rappresenta un retorico ricatto perché con la scusa di salvaguardare un malsano “orgoglio nazionale” si vuole anestetizzare la coscienza critica dei cittadini perché nessuno s’indigni a fronte dello sperpero di ingenti risorse pubbliche e della corruzione sottesa a tale flusso di denaro.
Noi sappiamo che a causa di Expo 2015 soldi pubblici sono stati sottratti a spese sociali di primaria necessità e rilevanza.
Noi sappiamo che Expo 2015 costituisce un precedente pericoloso ed un allarmante esperimento di ingegneria sociale perché – per la prima volta – giovani disoccupati verranno utilizzati come cavie per un lavoro gratuito contrabbandato come “opportunità” di volontariato e così dagli stessi accettato per disperata illusione di un fantomatico “ritorno” curriculare.
Noi sappiamo che – a causa di questo – Expo 2015 costituirà un esperimento di macelleria sociale ripetibile in un prossimo futuro.
Noi sappiamo che Expo 2015 è una ignobile vetrina in cui un tema drammatico come quello della “Fame nel Mondo” viene spudoratamente sfruttato al fine di precostituirsi un alibi morale proprio da quei soggetti economici che di tale tragedia sono la causa principale.
Noi sappiamo che su questo punto l’ipocrisia di Expo 2015 raggiungerà livelli intollerabili anche alla luce del fatto che dietro allo slogan “Nutrire il pianeta” si nascondono proprio le stesse multinazionali che da decenni il pianeta lo sfruttano, lo affamano o lo nutrono di cibo di dubbio valore nutritivo e di sicura insostenibilità ambientale.
Noi sappiamo che Expo 2015 è l’occasione attesa dalle Corporations per sferrare un ulteriore attacco ai beni comuni ai diritti ed alla salute dei cittadini (la stampa ha riportato il caso di Uber – presente in Expo 2015 – che ha svolto opera di sostanziale crumiraggio proponendo corse gratuite in occasione dello sciopero dei lavoratori del trasporto pubblico locale contro contro il Jobs Act da parte dei sindacati dei trasporti locali; poi c’è ManPower – che proprio dal Jobs Act trarrà ingenti profitti (fonte: Il Sole 24 ore) – società che gestisce il lavoro gratuito entro Expo 2015; poi ancora sempre le grandi Corporations – che puntano, a breve, e grazie al trattato neoliberista TTIP in fase di negoziazione – ad invadere l’Europa con OGM; e per chiudere non mancano neppure le onnipresenti società alimentari italiane – vecchie e nuove – che sfruttano anch’esse la precarietà lavorativa dei giovani come regola del proprio sistema “vincente”.
Noi sappiamo che Expo 2015 sfornerà un documento (la c.d. “Carta di Milano”) totalmente inutile, privo di rilevanza e grondante di retorica, buono solo ad imbonire le coscienze degli sprovveduti; e questo quando – a ben vedere – presso le Nazioni Unite già esistono organismi istituzionalmente deputati ad occuparsi del tema/slogan di Expo 2015.
Noi sappiamo che Expo 2015 sarà l’occasione tanto attesa dalla classe politica italiana – ed in primis dal capo del governo, soggetto che più di tutti ha devastato i diritti fondamentali dei cittadini e dei lavoratori, lo stato sociale, l’ambiente (v. il decreto trivella selvaggia), ha dissipato pubbliche risorse in missioni militari, nei caccia-bombardieri F 35 progettati per il first strike nucleare, in dannose ed inutili opere (come il TAV Torino-Lione) per lucrare consenso mediatico passeggiando lungo una passerella che i media italiani – addomesticati da milionarie elargizioni ricevute gratuitamente proprio da Expo 2015 – saranno solerti nello stendere con propagandistica genuflessione, degna del ventennio più nero (da intendersi come tale non solo quello berlusconiano, ma pure quello totalitario dell'”uomo solo al comando”).

Noi sappiamo cosa EXPO 2015 è in realtà.
E per questo diciamo – forte e chiaro – il nostro NO!

Il prossimo primo maggio il circolo Anarchico Ponte della Ghisolfa alle 14:00 sarà in piazza XXIV maggio a Milano per la MayDay – No Expo per ribadire:

NO all’assurdità concettuale di EXPO 2015
NO alla speculazione – movente di EXPO 2015
NO alla cementificazione – effetto di EXPO 2015
NO allo sfruttamento – strumento di EXPO 2015
NO all’ipocrisia – tattica di EXPO 2015
NO all’autoritarismo – modus operandi elettivo di EXPO 2015
NO EXPO.

Anche se il nostro maggio ha fatto a meno del vostro coraggio
se la paura di guardare vi ha fatto chinare il mento
se il fuoco ha risparmiato le vostre Millecento
anche se voi vi credete assolti
siete lo stesso coinvolti

(F. De André)

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