Il nostro NO al TTIP

NO TTIPIl TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership), conosciuto anche come TAFTA (Transatlantic Free Trade Area) è un trattato in fase di negoziazione dal luglio 2013 fra USA e UE per istituire un’area di libero scambio in cui non solo vengono eliminati i dazi doganali (già minimi), ma viene istituita una “zona deregolamentata”, ossia le attuali norme in vigore nei vari stati vengono livellate verso il basso in nome del libero transito e commercio delle merci e di fornitura di servizi.
In pratica il sogno bagnato di ogni liberista, un potente strumento nelle mani di chi ha già dimostrato varie volte di non farsi troppi problemi ad usare ogni forma di basilare diritto come guinzaglio.
Mentre a scopo propagandistico si vuole far passare la nascita di questo trattato come una sorta di parto collettivo, in realtà l’oggetto dei negoziati fra USA e UE non è pubblico e non lo sono neanche i documenti prodotti.
Tuttavia, guardando trattati simili già in essere (vedi il NAFTA) e ad alcuni leaks di altre negoziazioni simili, come il TPP (Trans-Pacific Partnership Agreement), possiamo già farci un’idea di quali sono i reali bersagli dei negoziati in corso. Presumibilmente si andrà ad incidere sui settori più disparati della società: dalla sanità, all’acqua pubblica, alla produzione, commercializzazione e distribuzione degli alimenti, alla estrazione delle materie prime fino al mercato del lavoro, ai diritti di autore e privacy.
Mentre in europa si potrebbero scardinare le ultime resistenze in fatto di Ogm, etichettatura (rintracciabilità degli alimenti e/o ingredienti) e Fracking, in USA potrebbero liberarsi di alcune leggi bancarie e penali a tutela del consumatore considerate un po’ troppo “limitanti”.
Con il trattato quasi sicuramente verrà introdotto l’arbitrato internazionale (denominato ISDS o Investor-state dispute settlement) che permetterà alle imprese di intentare cause per “perdita di profitto” contro i governi, qualora questi portassero avanti legislazioni che potenzialmente mettono in pericolo le aspettative di profitto delle stesse imprese.
Già, ma intentare causa dove?
Ovviamente davanti a società private (quasi sicuramente potenti studi legali internazionali) che già scalpitano davanti agli immensi guadagni che questo nuovo settore potrebbe portargli.
Purtroppo è già capitato in Egitto, quando il governo nato dalle primavere islamiche ha timidamente tentato un aumento dei salari minimi, per finire poi portato davanti ad un arbitrato internazionale dalla multinazionale dello smaltimento rifiuti Veolia contraria alla cosa; oppure in Canada che, grazie al Nafta, s’è visto citare per danni da una multinazionale americana che aveva interessi sul suo territorio, perché tramite referendum aveva deciso di vietare quel mostro ecologico chiamato fracking.
Prepariamoci anche all’invasione di prodotti scadenti e al crollo dei nostri grandi marchi agroalimentari, perché diciture come “Doc” o “Igt”, “anti-commerciali” per chi specula sulla nostra salute,  se non verranno abbandonate avranno un costo troppo alto per lo stato italiano.

La documentazione on line sul TTIP, sebbene basata su ipotesi e fughe di notizia, è abbastanza corposa ed è sufficiente per informarsi.
Rimandiamo ai seguenti video per una più semplice e veloce panoramica:
Cos’è il TTIP Transatlantic Trade Investment Partnership
TTIP Day One
Cos’è l’ISDS Investor-State Dispute Settlement

e alle seguente ridottissima selezione di fonti per un approfondimento :
Che cos’è il TTIP
Il trattato che minaccia la democrazia
Che cos’è il TTIP, spiegato bene
Tribunali pensati per rapinare gli Stati. Multinazionali che trascinano in giudizio gli Stati per imporre la propria legge

La campagna contro il TTIP è già in atto e fortunatamente comincia a dare piccoli risultati. A questo link (Campagna Stop TTIP Italia) è possibile tenersi informati e conoscere le iniziative.

Vorremmo però aggiungere alle fonti e a quanto detto, le nostre riflessioni e il nostro punto di vista libertario che ci spinge a mobilitarci nella campagna contro l’adozione di questo trattato.
Con il TTIP il potere dello stato e sopratutto degli enti locali viene fortemente limitato.
E’ in atto una vera e propria cessione di potere in cambio di non ben specificati guadagni in termini economici e occupazionali. Allo stato rimarrà l’onere di mantenere l’ordine interno per garantire la continuità dell’economia e del commercio con fine ultimo della massimizzazione dei guadagni per le multinazionali.
Ma del potere dello stato poco ce ne frega, quello che ci preme evidenziare è l’evidente invasività nel quotidiano del trattato. Potrebbe essere la fine di molto di ciò che adesso diamo per scontato ed ancora rimasto accessibile a quasi tutti: dall’acqua, a quei minimi diritti nel lavoro salariato, alla sanità (parzialmente) gratuita, alle già minime garanzie di privacy online e offline.
In gioco c’è quel poco che rimane di quei diritti acquisiti in anni di lotte sociali e operaie, che una volta persi del tutto, non sarà per niente facile riottenere.
C’è in ballo la qualità di vita come l’abbiamo vissuta fin’ora.
Viene praticamente azzerata la volontà popolare, già ridotta al lumicino fra referendum disattesi e elezioni in cui scegliere “il meno peggio”, alla quale si sostituisce il negoziato “fra tecnici”, e sancita definitivamente la farsa del principio che la legge è uguale per tutti.
Vediamo il TTIP, come il NAFTA, il TPP, precedentemente il WTO o il futuro TISA (ennesima proposta di trattato internazionale liberticida, secondo i documenti pubblicati su wikileaks), come un altro tassello della strategia mondiale che punta a rendere le multinazionali, enti al di sopra delle parti, che in nome del commercio e del profitto impongono il superamento di ogni limite allo sfruttamento delle risorse umane e ambientali. Quello che si prospetta nel prossimo futuro è il predominio politico delle grosse multinazionali, lo stato ridotto a sfogatoio elettorale e braccio armato addetto alla repressione del dissenso e l’azzeramento di ogni diritto.
Pensiamo che queste forme di dittatura economica vadano combattute, in un’ottica gradualistica e al contempo rivoluzionaria. Pensiamo che oggi più che mai sia prioritario e necessario rispolverare quelle forme di mutuo soccorso e autogestione che appartengono alla tradizione della sinistra italiana (cooperative di produzione e consumo, casse di resistenza per gli scioperanti, organizzazione di servizi sociali come l’istruzione o la salute, non a scopo di lucro, non gestiti da apparati statali e organizzati orizzontalmente) che consentano la tutela della vita dell’individuo dalla violenza di questi mostri economici e al contempo lottare nelle piazze per il mantenimento dei diritti e in un, sperando prossimo, futuro per la richiesta o meglio l’appropriazione di nuovi diritti e sempre maggiori tutele.
Non si trattarebbe di ripetere pari pari le esperienze del passato, ma di ripensarle in modo creativo, originale ed efficace.

Chiudere gli occhi davanti a questo orrendo trattato secondo la visione disillusa del “tanto oramai” o del “ma tanto è già così” potrebbe costare a tutti noi veramente caro, mentre l’occuparcene alla peggio ci farebbe tornare a guardare negli occhi con quelli che, stufi come noi dell’arroganza del potere, sono desiderosi di fare qualcosa.

 

STOP TTIP!

 
STOP TTIP: Incontro con Marco Bersani del 16/06/2015
STOP TTIP: conferenza della professoressa Algostino 20/01/2015 al Ponte

Perché dovremmo preoccuparci dei virus

SpilloverCosa succede quando un virus fa il cosiddetto Spillover, cioè tracima da una specie che era stata il cosiddetto ospite serbatoio, dove aveva dormito silente per milioni di anni e infetta l’uomo?
Perché questi Spillover a partire dall’inizio del 900 sembrano essere aumentati, fino a raggiungere il parossistico ritmo degli ultimi anni?
Questa e la domanda cui cerca di rispondere  David Quammen nel suo libro Spillover, uscito per Adelphi.
In questo saggio, oltre a parlare dei virus più recenti e letali comparsi nel panorama mondiale, come Ebola e la Sars e oltre a dedicare un lungo capitolo a quella che è stata la vera grande tragedia del XX secolo e cioè l’AIDS, parla anche delle cause dell’intensificarsi del numero di epidemie sempre più letali di cui devono occuparsi le organizzazioni internazionali di sanità e le identifica in almeno tre grandi fattori.

Il primo e la cosiddetta urban sprawl, ovvero l’aumentare a dismisura delle aree a disposizione dell’uomo per abitare o produrre. Il disboscamento delle foreste porta sempre più animali selvatici, segnatamente i grandi primati che da sempre sono portatori di alcuni di questi virus, a vivere in aree dove il contatto con l’uomo e più frequente.

Una seconda causa viene individuata nell’abitudine, sempre più presente soprattutto in Cina e nel sud-est asiatico, di consumare come carni pregiate, le carni di animali selvatici come gli zibetti, alcuni tipi di pipistrelli etc., animali anch’essi spesso portatori di virus letali.

La terza grande causa viene individuata nell’impressionante aumento della popolazione umana avvenuto nel novecento, aumento che fornisce a virus e batteri la possibilità di potersi letteralmente cibare di un maggior numero di corpi, con l’ulteriore facilitazione che la rete sempre più capillare dei trasporti di massa, auto, treni , ma soprattutto aerei, permette alle epidemie di espandersi a una velocità prima del tutto sconosciuta.

La conclusione potrebbe lasciare qualche perplessità, dato il clima di allarmismo in cui viviamo immersi e che sappiamo essere funzionale al potere. Tutti i massimi esperti mondiali di virologia si aspettano il Next Big One, la prossima grande epidemia, in grado di fare un numero di vittime molto alto, anche paragonato a quelli già alti, delle influenze stagionali. La buona notizia se vogliamo, e che dovrà trattarsi di un virus meno letale di Ebola. I virus caratterizzati da tale parossismo tendono in fatti ad estinguersi in tempi relativamente brevi.