[antifascismo] Tutti sotto al ponte – concerto benefit a sostegno degli arrestati per i fatti dello scorso ottobre a bari

Tutti sotto al ponte - concerto benefit a sostegno degli arrestati per i fatti dello scorso ottobre a bari
Nelle prime ore di venerdì 3 aprile sono stati messi agli arresti domiciliari 3 antifascisti pugliesi con l’accusa di aver partecipato all’aggressione avvenuta presso la sede di forza nuova di Bari, la notte tra il 18 ed il 19 ottobre scorso.
Ai tre antifascisti sono contestati i reati di lesioni personali aggravate e porto abusivo di oggetti atti ad offendere. ll Tribunale di Bari ha inoltre disposto per i ragazzi il divieto assoluto di comunicare con l’esterno, segno di una volontà nell’infliggere una punizione esemplare.

Venerdì 24 aprile, a sostegno dei ragazzi, si esibiranno al circolo Anarchico Ponte della Ghisolfa:

Alla repressione rispondiamo:
RINO, VINCENZO, FABIO LIBERI SUBITO!!!
LIBERTÀ AGLI ANTIFASCISTI.

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di seguito il comunicato del collettivo della Ex-caserma Liberata di Bari:

Fabio, Rino e Vincenzo liberi subito

Dall’inizio degli anni duemila i fascisti di questa città si sono resi responsabili di decine di aggressioni, se non di veri e propri attentati. Basti pensare alla bomba carta esplosa contro l’occupazione dell’Ex-Socrate, all’aggressione nel 2003 ai danni di alcuni militanti della RAF per la quale sono stati condannati noti fascisti, sino agli episodi del 2010 e 2011 per i quali, nonostante testimoni e telecamere, non sono state mai svolte indagini, né mai individuati gli aggressori.

I fascisti di questa città si sono resi responsabili di numerose aggressioni nei confronti di attivisti dell’Ex-Caserma Liberata e semplici frequentatori dello spazio occupato. I fascisti questa città professano l’odio razziale e religioso con i loro banchetti per le vie del centro cittadino, sono liberi di manifestare le loro idee xenofobe e omofobiche per strada e davanti alle scuole, di manifestare con celtiche e svastiche nel silenzio assenso di partiti e con la evidente copertura dei rappresentanti dello stato appartenenti alle forze dell’ordine. L’unico vero reato che ci si para davanti agli occhi è l’apologia di fascismo. L’unica soluzione per porre fine a questo genere di episodi è chiudere le sedi dei fascisti.

Dall’inizio dell’occupazione dell’Ex-caserma rossani e con la nascita dell’Ex-caserma Liberata, il collettivo d’occupazione è stato fatto oggetto di accuse ed attacchi politici pretestuosi e privi di fondamento, il cui unico scopo era mettere in cattiva luce la nostra esperienza di autogestione, che dal basso esercita opposizione sociale e critica politica in una città come Bari, povera non solo dal punto di vista economico, ma anche dal punto di vista sociale e culturale. Con il procedere del nostro impegno nelle iniziative politiche e sociali, in parallelo si sono tessute trame che ci hanno visto di volta in volta associati a qualsiasi evento potenzialmente pericoloso accaduto in città. Dal mese di Ottobre dell’anno scorso stiamo portando avanti un percorso condiviso con l’amministrazione Decaro per continuare a svolgere le attività all’interno della rossani attraverso un comodato d’uso temporaneo. Da quel momento sono iniziati gli strumentali attacchi politici da parte delle destre cittadine, che per biechi motivi elettorali si sono resi sciacalli se non veri e propri complici delle provocazioni fasciste che si sono ripetute nei mesi .

Respingiamo al mittente le richieste di sgombero arrivate da partiti fascisti e xenofobi come forza nuova, fratelli d’italia, alleanza nazionale e forza italia, e ci chiediamo perché non sciolgano i loro stessi partiti, dato che traboccano di indagati e condannati.

Riguardo ciò che hanno scritto i giornali in queste ore non sapremmo da dove cominciare per correggere le inesattezze e l’approssimazione con cui scrivono e danno in pasto le vite di tre ragazzi incensurati all’opinione pubblica, descrivendoli come dei criminali. Siamo vicini ai compagni agli arresti domiciliari e alle loro famiglie e restiamo in attesa che gli avvocati abbiano tra le mani la documentazione che dimostri di cosa sono accusati e quali siano le presunte prove a loro carico.

Fabio, Rino e Vincenzo liberi subito

Si parte e si torna tutti insieme

Collettivo Ex-caserma Liberata

Arbeit macht frei: il lavoro, lo schiavismo socialmente accettato. Con Renato Curcio.

Arbeit macht frei: il lavoro, lo schiavismo socialmente accettato. Con Renato Curcio.

Da quando la comunicazione è diventata politica, stuoli di comunicatori si impegnano a riscrivere la realtà con neologismi che evocano un immaginario edulcorato, ma che celano una realtà ben diversa.
Con la stessa operazione, per decenni ci hanno costruito attorno il culto dell’homo faber ed elevato il lavoro a una sorta di rituale salvifico. L’esaltazione del lavoro in sé, nasconde agli occhi di tutti il fatto che dover lavorare per vivere è un’attività da schiavi e non da uomini liberi. Al tempio dell’homo faber tutti veniamo sacrificati al dio della produzione e il lavoro ed il suo prodotto diventano l’unico senso dell’esistenza.

Il jobs act, il fascismo che non ti aspetti, è solo l’ultimo atto che ha sancito la fine dello statuto dei lavoratori, frutto di anni di lotte, e legalizzato lo sfruttamento.
Diciamocelo una volta per tutte: da tempo il lavoro è lo schiavismo socialmente accettato. Lo sfruttamento dell’essere vivente è ovunque e ognuno di noi lo perpetua con piccoli gesti quotidiani, per quanto ci si sforzi di fare il contrario.

Con Renato Curcio, domenica 19 aprile alle 18:00, al circolo Anarchico Ponte della Ghisolfa, parleremo di lavoro come sfruttamento. Ci chiederemo se siamo giunti a un momento della storia in cui l’ordine sociale è saldamente fondato sulla schiavitù; se la nostra felicità è conciliabile con questo sistema di sfruttamento; se davvero abbiamo bisogno dello sfruttamento-lavoro per vivere o meglio sopravvivere.

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Resoconto video della serata

 

 

Expo 2015: noi sappiamo e non ci stiamo!

noExpo
Noi sappiamo perché i politici lombardi e nazionali hanno concepito Expo 2015.
Noi sappiamo il movente che li ha mossi e che costituisce la causa del loro speculativo progetto; non a caso Expo è una S.p.a. il cui scopo è il massimo profitto.
Noi sappiamo quanta devastazione ambientale Expo 2015 ha arrecato al verde lombardo e al tessuto agricolo del territorio: 1.700.000 mq di superficie per gli stand, 2.100.000 mq di superficie per strutture di servizio e supporto sull’area ex Alfa Romeo di Arese.
Noi sappiamo quanto maggiore ancora tale scempio sarebbe stato se i movimenti spontaneamente costituitisi non si fossero opposti alla realizzazione di opere ulteriori scriteriate e distruttive.
Noi sappiamo quali politici e quali società – anche cooperative, frutto abusivo ed avvelenato di un’antica e nobile tradizione alternativa e solidaristica – da Expo 2015 hanno tratto ingenti profitti.
Noi sappiamo che Expo 2015 è una manifestazione oggettivamente inutile in un’epoca in cui tutti possono vedere – nel lampo di un clic – oggetti e luoghi dall’altro lato del globo.
Noi sappiamo la speculazione si abbatterà sul territorio una volta terminato Expo 2015.
Noi sappiamo che Expo 2015 rappresenta un retorico ricatto perché con la scusa di salvaguardare un malsano “orgoglio nazionale” si vuole anestetizzare la coscienza critica dei cittadini perché nessuno s’indigni a fronte dello sperpero di ingenti risorse pubbliche e della corruzione sottesa a tale flusso di denaro.
Noi sappiamo che a causa di Expo 2015 soldi pubblici sono stati sottratti a spese sociali di primaria necessità e rilevanza.
Noi sappiamo che Expo 2015 costituisce un precedente pericoloso ed un allarmante esperimento di ingegneria sociale perché – per la prima volta – giovani disoccupati verranno utilizzati come cavie per un lavoro gratuito contrabbandato come “opportunità” di volontariato e così dagli stessi accettato per disperata illusione di un fantomatico “ritorno” curriculare.
Noi sappiamo che – a causa di questo – Expo 2015 costituirà un esperimento di macelleria sociale ripetibile in un prossimo futuro.
Noi sappiamo che Expo 2015 è una ignobile vetrina in cui un tema drammatico come quello della “Fame nel Mondo” viene spudoratamente sfruttato al fine di precostituirsi un alibi morale proprio da quei soggetti economici che di tale tragedia sono la causa principale.
Noi sappiamo che su questo punto l’ipocrisia di Expo 2015 raggiungerà livelli intollerabili anche alla luce del fatto che dietro allo slogan “Nutrire il pianeta” si nascondono proprio le stesse multinazionali che da decenni il pianeta lo sfruttano, lo affamano o lo nutrono di cibo di dubbio valore nutritivo e di sicura insostenibilità ambientale.
Noi sappiamo che Expo 2015 è l’occasione attesa dalle Corporations per sferrare un ulteriore attacco ai beni comuni ai diritti ed alla salute dei cittadini (la stampa ha riportato il caso di Uber – presente in Expo 2015 – che ha svolto opera di sostanziale crumiraggio proponendo corse gratuite in occasione dello sciopero dei lavoratori del trasporto pubblico locale contro contro il Jobs Act da parte dei sindacati dei trasporti locali; poi c’è ManPower – che proprio dal Jobs Act trarrà ingenti profitti (fonte: Il Sole 24 ore) – società che gestisce il lavoro gratuito entro Expo 2015; poi ancora sempre le grandi Corporations – che puntano, a breve, e grazie al trattato neoliberista TTIP in fase di negoziazione – ad invadere l’Europa con OGM; e per chiudere non mancano neppure le onnipresenti società alimentari italiane – vecchie e nuove – che sfruttano anch’esse la precarietà lavorativa dei giovani come regola del proprio sistema “vincente”.
Noi sappiamo che Expo 2015 sfornerà un documento (la c.d. “Carta di Milano”) totalmente inutile, privo di rilevanza e grondante di retorica, buono solo ad imbonire le coscienze degli sprovveduti; e questo quando – a ben vedere – presso le Nazioni Unite già esistono organismi istituzionalmente deputati ad occuparsi del tema/slogan di Expo 2015.
Noi sappiamo che Expo 2015 sarà l’occasione tanto attesa dalla classe politica italiana – ed in primis dal capo del governo, soggetto che più di tutti ha devastato i diritti fondamentali dei cittadini e dei lavoratori, lo stato sociale, l’ambiente (v. il decreto trivella selvaggia), ha dissipato pubbliche risorse in missioni militari, nei caccia-bombardieri F 35 progettati per il first strike nucleare, in dannose ed inutili opere (come il TAV Torino-Lione) per lucrare consenso mediatico passeggiando lungo una passerella che i media italiani – addomesticati da milionarie elargizioni ricevute gratuitamente proprio da Expo 2015 – saranno solerti nello stendere con propagandistica genuflessione, degna del ventennio più nero (da intendersi come tale non solo quello berlusconiano, ma pure quello totalitario dell'”uomo solo al comando”).

Noi sappiamo cosa EXPO 2015 è in realtà.
E per questo diciamo – forte e chiaro – il nostro NO!

Il prossimo primo maggio il circolo Anarchico Ponte della Ghisolfa alle 14:00 sarà in piazza XXIV maggio a Milano per la MayDay – No Expo per ribadire:

NO all’assurdità concettuale di EXPO 2015
NO alla speculazione – movente di EXPO 2015
NO alla cementificazione – effetto di EXPO 2015
NO allo sfruttamento – strumento di EXPO 2015
NO all’ipocrisia – tattica di EXPO 2015
NO all’autoritarismo – modus operandi elettivo di EXPO 2015
NO EXPO.

Anche se il nostro maggio ha fatto a meno del vostro coraggio
se la paura di guardare vi ha fatto chinare il mento
se il fuoco ha risparmiato le vostre Millecento
anche se voi vi credete assolti
siete lo stesso coinvolti

(F. De André)

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