I nostri respingimenti

Il Ponte è un manufatto che unisce,
esseri umani.

I nostri respingimenti

Assonanze.
Tritone. Stritolamento.
Lamento.
Massimo risparmio, la molla.
Massimo profitto, il fine.
In fondo, la stessa medaglia.
Nel fondo, le stesse vite.
Ancora uomini, donne, bambini,
Battiti ed occhi – irripetibili –
non fisseranno più: né cielo né stelle.
Inghiottiti.
Con un grumo di sogni.
Respinti.
Da questa “civiltà” imperiale.
Modello globale.
Eco di giochi catodici.
Matrice di cuori e cervelli
a forma di banconote
e manganelli.
Noi respingiamo te, turrita BCE.
Vetrocemento neoliberista.
Noi respingiamo i tuoi salvataggi di banche.
E respingiamo le tue spalle
girate alla mano del l’uomo.
Tesa. Al sogno di sopravvivere, e forse, di vivere.
Noi respingiamo te, governo italiano.
Faccia tollosa.
Volenteroso bombardiere di scialuppe.
Piazzista stelle-e-strisce.
E “faremo del nostro peggio” (dicevano ironici i padri…)
perché un piccolo schizzo, nero,
volando da queste quattro righe, sberleffi
la tua camicia della festa.
Linda. Ualà!
Sorridi. Like as usual.
Fa’ conto che sia solo una goccia di petrolio,
soltanto una goccia di quella nafta
in cui galleggiava
– riverso – il volto di un bimbo.
Genia sulla cui pelle son bombe
le sole azioni che annunci.
Perché disperazione non possa tentare di nuovo.
E l’ancestrale diritto d’asilo, affogare.
Sondaggi in vista.
In droni you trust.

Sixto Geordie –
resistente, umano, di passaggio

aprilemaggio

Il Ponte è un manufatto che unisce,
esseri umani.

aprilemaggio

All’attacco del sentiero, nella radura.
Tra poco, la salita.
Verso primavera.
L’alba non è ancora.
Luce viola.
Nuvole di vapore tra di noi.
Quanti, non si vede.
Strusciare di giacconi. Zaini.
Occhi da fessure. Silenzio.
Sigarette.
Cuore. Basso, continuo.
Lento.
Muto.
Fumogeni della mente.
Rosso e Nero.
Nuvole di respiro.
Volute di destini. Tosse.
Roche parole.
Che sanno.
Chi è qui è per stare.
Per starci. Insieme.
Per provarci.
Insieme.
Non sappiamo quanto sarà lungo.
Né quanto salirà,
né quanto ripido,
il sentiero.
Né, ancora, per quanto
– lì sotto (abeti e gufi) –
non vedremo
le stelle
(se non a sprazzi, radi momenti,
forse ai tornanti più secchi).
Intuisco chi c’è
Ma non conosco;
non ho giocato con lui da bambino,
non ho visto sigillarne il padre in una bara,
in una camera da letto,
di una casa di città, stinta. Dove vite
come candele.
Ma mi sta bene.
Posso immaginarmi come,
quella volta, sia andata.
E di come lui… allora. E adesso. Perché.
Chi è qui, ha cuccioli di cane nel cuore.
Ha gli occhi pieni di moli battuti dal vento,
di bimbi d’ alluminio,
fagotti impastati di salsedine.
E celtiche, da estirpare,
rabbiose bestemmie, da ricacciare
entro gole
bovine.
Chi è qui, nello stomaco e nel cuore,
risente il tentennante pianto d’un bimbo, nato accerchiato.
Se la scampa, ci sono glia altri, di là.
Sorride Manpower.
mister uomo-potere.
Bretelle fordiste,
ghigno affilato.
Potere dell’uomo.
Potere sull’Uomo.

In cammino.
Partiamo.
Insieme.
Si va.

Sixto Geordie –
resistente, umano, di passaggio