Ricordando Valpreda, a 50 anni dalla strage di Stato, con Gianfranco Manfredi

Venerdì 21 giugno 2019 alle ore 21:00, presso il Circolo Anarchico PONTE DELLA GHISOLFA, in viale Monza 255 a Milano:

1969-2019 – a 50 anni da Piazza Fontana incontriamo Gianfranco Manfredi, indimenticato cantautore, ora autore di fumetti.

Gianfranco ci presenterà, insieme al disegnatore Roberto Rinaldi, i suoi ultimi due lavori per Bonelli Editore: “Autunno Caldo” e “La strage“. Due importanti contribuiti alla difesa della memoria e alla comprensione del presente.

L’evento si svolgerà nella Sala Pinelli del Circolo Anarchico Ponte della Ghisolfa e sarà anche un’occasione per ricordare Pietro Valpreda, ingiustamente accusato della strage e scomparso nel 2002.

Oltre a Gianfranco Manfredi avremo interventi di Saverio Ferrari ( Osservatorio democratico sulle nuove destre ), Gianni Mackinson e Mauro Decortes ( entrambi del Circolo Anarchico Ponte della Ghisolfa ) e un intervento di Roberto Gargamelli, amico e compagno di Pietro Valpreda ed anche di Emilio Borghese.

E’ vero siamo colpevoli

Per 50 anni il ponte ha “usato” il nome di Pino Pinelli e di Pietro Valpreda.
Per 50 anni abbiamo girato l’italia in lungo e in largo portando avanti la verità della controinchiesta, la campagna Valpreda, “usando” Pinelli (e Valpreda) in nome della giustizia sociale e non quella dei tribunali.
Abbiamo usato gran parte del nostro tempo in questa iniziativa e per tanto tempo lo abbiamo fatto da soli. Tempo che abbiamo sottratto a noi, sottratto alle persone a noi vicine, alle nostre passioni, rinunciando a tanto e pagandone un prezzo alto. Lo abbiamo fatto perchè convinti, tutt’oggi, che l’ingiustizia subita da Pino in quella stanza sia l’ingiustizia che quotidianamente si abbatte sugli sfruttati.
Spiace doverlo ancora ricordare: Giuseppe Pinelli, Anarchico, è stato ucciso nei locali della questura di Milano al soldo della democrazia parlamentare dello stato italiano, perchè A – NAR – CHI – CO !

Non ci pare assurdo pensare che Pino, da anarchico quale era, sia stato astensionista. Daltronde lui stesso ha fatto uscire un numero ciclostilato del periodico “Il nemico dello Stato”

E quindi si, ci autoaccusiamo di questo grande oltraggio: abbiamo usato Pino Pinelli, Anarchico, pubblicatore di periodici contro lo stato, ucciso dallo stato, in alcuni post astensionisti su facebook in occasione della fiera elettorale.

Lo rifaremo? Ovviamente si.
Lo faremo il prossimo 21 giugno, quando nel ricordo di Valpreda (usato), useremo anche Pinelli per parlare di attualità.
Lo rifaremo ancora, come ogni anno, il 15 dicembre, un ottimo momento per parlare delle ingiustizie nel presente.

Lo facciamo da sempre, non sarà certo questa voglia di pacificazione a fermarci.
L’operazione sibillina di riscrittura della storia non riuscirà questa volta. Abbiamo 50 anni di “esperienza” dalla nostra.

E no, non ci vergognamo e non accettiamo lezioni da chi, con i piedi sul sofà, non ha mai frequentato il ponte.

Faremo del nostro peggio.

ps: la vignetta di Staino, quella si che è vergognosa, ma per quella non vi siete indiNNiati(!!1!1), anzi.

🙂

Pinelli?

 
“La grande rapina”, leggiamo in copertina del n° 1282 di “Internazionale”. Il titolo si riferisce all’articolo presente all’interno del settimanale che, basandosi su una corposa inchiesta che ha visto coinvolti 38 giornalisti di diversi Paesi, accerta come, tra il 2001 e il 2016, siano stati sottratti dalle casse di vari stati, tra cui l’Italia, 55 miliardi di euro. 
 
E chi è il grande rapinatore? Un’entità rivoluzionaria che si ridistribuisce il profitto frutto del furto del lavoro salariato?
Neanche a parlarne.
 
“Un gruppo di banche e operatori finanziari ha creato un sistema con cui ottenere rimborsi fiscali ingiustificati.”
 
I ricchi che, non contenti di essere già ricchi, hanno escogitato un sistema per farsi rimborsare tasse che in realtà non hanno mai versato.
Ci si chiede se gli incoscienti burocrati saranno così solerti nel tentativo di recuperare il mal tolto, come di solito accade quando i colpevoli appartengono alle classi meno abbienti.
 
Si tratta di una rapina lunga 15 anni. Un’ingiustizia consapevole e duratura, messa in atto con arroganza e senso di impunità. 
Tuttavia, il panorama odierno, almeno in Italia, è ammorbato dall’acre odore della pacificazione sociale, con qualche rara eccezione. 
 
E che c’entra Pinelli? 
Che c’entrano Valpreda, Gargamelli, Mander, Borghese, Di Cola e la strage di Stato di Piazza Fontana?
 
Tutti anarchici, tutti attivisti di quell’autunno caldo, in cui le rivendicazioni sociali e salariali erano all’ordine del giorno, con uno sguardo sempre rivolto alla svolta rivoluzionaria: un autunno che probabilmente avrebbe risposto alla “grande rapina” con uno sciopero di almeno 15 giorni.
Attivisti che l’apparato di potere di allora schiacciò: chi ucciso, chi imprigionato, chi costretto alla latitanza.
Un potere arrogante, spavaldo, assassino.
 
Lo stesso potere che, ancora oggi, uccide e affama intere popolazioni, incarcera e ammazza attivisti, consuma risorse vitali in modo simile a un cancro.
Denunciare oggi il potere finanziario e il capitalismo nella sua declinazione neoliberista equivale a denunciare il potere che ha assassinato Giuseppe Pinelli.
 
Ne parliamo Sabato 15 dicembre alle ore 21 al Leoncavallo – Spazio Pubblico Autogestito – in via Watteau, 7 a Milano.