Pino Pinelli – Croce Nera

Nel luglio del ’36 scoppia la rivoluzione spagnola. Non una semplice lotta antifascista contro l’esercito di Franco, ma l’opportunità di costruire una società dove la libertà e l’uguaglianza trovano un’applicazione reale e quotidiana che soltanto l’anarchismo è in grado di dare.
Una rivoluzione soffocata grazie all’intervento degli eserciti di Hitler e Mussolini, grazie all’indifferenza delle democrazie borghesi e alle pugnalate alle spalle degli agenti stalinisti.
La lotta non si è mai placata del tutto: anche durante il regime franchista gli anarchici continuano a resistere. Anche grazie alla solidarietà di compagni che si trovano all’estero: Anarchist Black Cross e, in Italia, la Croce Nera Anarchica che vide Giuseppe Pinelli tra i più importanti attivisti. Un attività di sostegno finanziario e materiale a favore dei rivoluzionari, non solo spagnoli.
Questa memoria non va cancellata, va difesa e preservata.
Qui il primo numero di Croce Nera

12 dicembre Piazza Fontana: vai all’evento

Quella conferenza stampa dopo Piazza Fontana….

In questa intervista a Enrico Maltini, coautore del libro “Pinelli, la finestra è ancora aperta”. Si parla dell’anarchismo milanese, di Pinelli e anche di quella conferenza stampa del Ponte, subito dopo la strage, dove si dichiarò che LA STRAGE E’ DI STATO.

 

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RIVOLUZIONE STUDENTESCA, un documento del Ponte, dal ’68

Giuseppe Pinelli al Ponte

Giuseppe Pinelli al Ponte

 

Il Circolo Anarchico Ponte della Ghisolfa fu fondato il primo maggio 1968 e dopo poche settimane rendeva pubblica la posizione dei Gruppi Giovanili Anarchici Federati sul movimento degli studenti che si andava sviluppando in tutto il paese e che aveva nella Università Statale di Milano uno dei centri principali.
L’intervento che vi proponiamo i leggere è molto utile e fa capire molte cose, l’impaginazione più leggera e di facile fruizione rende conto di un rinnovamento anche nel campo della comunicazione, ma è sui contenuti di questo testo
divulgativo che bisogna riflettere: si possono notare, anche se solo abbozzati, i primi segni della descrizione della TECNOBUROCRAZIA come nuovi padroni, ma soprattutto si può leggere di una contestazione rivolta all’interno del movimento, o di una parte di esso: nonostante l’uso di una fraseologia rivoluzionaria, dei riferimenti alla ribellione e alla trasformazione, gli obiettivi delle lotte degli studenti troppo spesso mirano a consolidare e razionalizzare il proprio ruolo di futura classe dirigente. Il ruolo dell’università è proprio questo: formare i dirigenti di domani e non sempre gli studenti sanno mettere in discussione questo ruolo.
Il messaggio, in sintesi, sembra essere questo: lottare “come studenti” può servire a correggere gli errori di un meccanismo che produce privilegio, lottare contro lo sfruttamento, mettere in discussione il ruolo della scuola e dell’università sono un primo passo indispensabile per un reale cambiamento.

 

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