IL FILM-DOCUMENTARIO “IL RIBELLE” GUIDO PICELLI VITA DI UN RIVOLUZIONARIO

IL FILM-DOCUMENTARIO "IL RIBELLE" GUIDO PICELLI VITA DI UN RIVOLUZIONARIO

MERCOLEDI’ 11 FEBBRAIO 2015, ORE 21
presso il
CIRCOLO ANARCHICO PONTE DELLA GHISOLFA
VIALE MONZA 255 – FERMATA MM 1 – PRECOTTO

VISIONE DEL FILM-DOCUMENTARIO
“IL RIBELLE”
GUIDO PICELLI
VITA DI UN RIVOLUZIONARIO

Frutto di un lavoro di ricerca durato oltre tre anni, la pellicola raccoglie una serie di documenti segreti e filmati inediti che narrano la storia di Guido Picelli, combattente antifascista, che fu tra i principali protagonisti della barricate di Parma (1922), nonché primo sostenitore in Europa della necessità di un “Fronte popolare” per arginare l’avanzata del nazifascismo.
Forte di questa convinzione, si arruolò nei battaglioni del Poum nella guerra di Spagna e finì per esser comandante del Battaglione italiano Garibaldi. Inviso agli stalinisti, venne da questi emarginato ed osteggiato.
Una pallottola vigliacca lo fulminò, colpendolo alle spalle – all’altezza del cuore – mentre preparava un attacco contro il nemico fascista, il 5 gennaio 1937. In Spagna gli vennero tributati tre funerali di Stato, a Madrid, Valencia e Barcellona. A quest’ultimo, secondo le cronache dell’epoca, parteciparono oltre centomila persone.

Picelli lasciò scritto: “Come la luce e l’aria, le idee di libertà e uguaglianza penetrano ovunque e nessuna forza può contenerle”.

Picelli fu un rivoluzionario sempre schierato dalla parte del popolo, lontano dal settarismo, spirito libero, strenuamente antifascista.

Ci sembra importante, proprio in questo momento storico, far conoscere la storia di questo coraggioso che si è battuto per la giustizia sociale, per creare un fronte unico delle forze popolari, di un uomo che ha combattuto ed è morto per la libertà e la giustizia.

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Proiezione de “Il Ribelle” – biografia dell’ardito Picelli

Proiezione de "Il Ribelle" - biografia dell'ardito Picelli
Mercoledì 11 febbraio alle ore 21.00 al circolo proiettiamo il film “Il Ribelle”: la storia di Guido Picelli, l’uomo che a Parma, nell’agosto del 1922, guidò la resistenza degli arditi del popolo riuscendo a tenere testa per cinque giorni alle migliaia di fascisti guidati da Italo Balbo che tentavano di espugnare la roccaforte rossa dell’oltretorrente.

Con Valerio Mastrandrea e Francesco Pannofino voci narranti.

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GIORNATA DELLA MEMORIA….CORTA

propaganda fascista - rivista - la difesa della razzaGiornata della memoria, la liberazione di Auschwitz.
Il ricordo della Shoah, dell’annientamento di milioni di ebrei, omosessuali, rom, sinti, oppositori politici. Tutte vittime dei tedeschi, anzi, dei nazisti, che solo da loro può venire un male tanto grande.
Ricordare è costruire una identità, peccato che la memoria, quando non è un ingranaggio collettivo,  sia uno strumento selettivo, scarta molto e non sempre sceglie bene. Ad esempio: tutti ricordiamo i luoghi dello sterminio gestiti dai nazisti, ma quanti conoscono i nomi dei campi di concentramento italiani?
Sì perchè anche l’Italia, fece la sua parte.
Fossoli, San Sabba, Borgo San Dalmazzo,Bolzano sono i nomi più noti, ma ci sono anche quelli qui sotto:

  1. Campo di internamento di Agnone (Campobasso, Molise), presso il convento di S. Bernardino da Siena.
  2. Campo di internamento di Alberobello (Bari, Puglia)
  3. Campo di concentramento di Arbe (Fiume, Dalmazia) (giugno 1942 – settembre 1943)
  4. Ateleta (L’Aquila, Abruzzo)
  5. Campo di internamento di Bagno a Ripoli (Firenze, Toscana), presso Villa La Selva (luglio 1940 – settembre 1943)
  6. Campo di internamento di Campagna (Salerno, Campania) (giugno 1942 – settembre 1943)
  7. Capannori (Lucca, Toscana)
  8. Carana (Cosenza, Calabria)
  9. Campo di internamento di Casoli (Chieti, Abruzzo)
  10. Campo di internamento di Chieti (Abruzzo)
  11. Campo di internamento di Civitella in Val di Chiana (Arezzo, Toscana), presso Villa Oliveto
  12. Campo di internamento di Corropoli (Teramo, Abruzzo), presso Badia Celestina.
  13. Campo di internamento di Ferramonti di Tarsia (Cosenza, Calabria) (giugno 1940 – settembre 1943)
  14. Campo di internamento di Gioia del Colle (Bari, Puglia)
  15. Campo di internamento di Isernia (Campobasso, Molise)
  16. Campo di internamento di Isola del Gran Sasso (Teramo, Abruzzo)
  17. Campo di internamento di Lama dei Peligni (Chieti, Abruzzo), presso un edificio nel centro del paese (luglio 1940 – settembre 1943)
  18. Campo di internamento di Lanciano (Chieti, Abruzzo)
  19. Campo di internamento di Manfredonia (Foggia, Puglia), presso il Macello Comunale (giugno 1940 – settembre 1943)
  20. Marsiconuovo (Potenza, Basilicata)
  21. Campo di internamento di Montechiarugolo (Parma, Emilia-Romagna)
  22. Montefiascone (Viterbo, Lazio)
  23. Campo di internamento di Nereto (Teramo, Abruzzo)
  24. Campo di internamento di Notaresco (Teramo, Abruzzo)
  25. Osimo
  26. Campo di internamento di Scipione (Parma, Emilia-Romagna)
  27. Sforzacosta (Macerata, Marche)
  28. Terranova di Polino (Potenza, Basilicata)
  29. Campo di internamento di Tortoreto (Teramo, Abruzzo), presso l’attuale Municipio di Tortoreto e una villa a Tortoreto Stazione, ora
  30. Alba Adriatica (luglio 1940 – settembre 1943)
  31. Campo di internamento di Tossicia (Teramo, Abruzzo)
  32. Campo di internamento delle Tremiti (Foggia, Puglia)
  33. Tuscania (Viterbo, Lazio)
  34. Campo di internamento di Urbisaglia (Macerata, Marche) (giugno 1940 – ottobre 1943)
  35. Valentano (Viterbo, Lazio)
  36. Treviso (Veneto)

(fonte: wikipedia)

Chi li conosce? Chi li ricorda?
E chi conosce o ricorda “La difesa della razza“? Rivista patinata pubblicata in periodo fascista che propagandava il razzismo più criminale e che aveva come collaboratori due dei padri della destra italiana, Evola ed Almirante?
In Italia il razzismo ha radici solide ed antiche, le leggi razziali promulgate nel 1938 non erano un servile adeguarsi alla politca nazista, ma il logico e naturale sviluppo del colonialismo italiano responsabile di stragi e deportazioni.
Come al convento di Debra Libanos, in Etiopia, dove gli italiani ammazzarono 2000 persone (altre migliaia nei giorni precedenti), come in Libia dove gli italiani non ebbero remore ad usare armi chimiche, e dove costruirono il campo di concentramento di El Aghelia (10000 prigionieri, morti a migliaia).
La lista potrebbe andare avanti, ma così è sufficiente, per chi vuol capire.
Capire che esiste una relazione tra una memoria storica lacunosa e i rigurgiti razzisti che viviamo ogni giorno.
Non parliamo solo dei fascioleghisti, di Salvini che invoca la linea dura, ma anche di quei “moderati” in doppiopetto che applicano politiche liberticide nei confronti dei migranti, sgomberano e incarcerano.

Ricordare è costruire una identità, non lasciamo che sia il potere a farlo.