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Quelli della stampa borghese
Leggiamo sul corriere online, nell’intervista a Claudia Pinelli:
“…
Intanto restano le due lapidi nell’aiuola di fronte.
«Una lapide è un ricordo, le due insieme rappresentano un monumento alla verità e alla giustizia negate»…”
No Claudia, la lapide del comune è un insulto alla memoria di tuo padre e nostro compagno, Giuseppe Pinelli.
Se negli ultimi anni in cui hai condiviso con noi, gomito a gomito, i momenti di memoria viva di Pino, non siamo neanche riusciti a comunicarti questi pochi elementi fondanti, ci assumiamo le nostre responsabilità.
Evidentemente non abbiamo saputo spiegarti che l’unico modo per dare un senso alla lapide del comune è quello di rimuoverla e di conservarla per quanti in futuro vorranno vedere quanto lo stato sia cinico oltreché assassino.
Ci penseremo noi a oscurarla.
Sì Claudia, la memoria è di tutti, è un ingranaggio collettivo, ma la storia è e resterà una sola. E non è quella che tu e tua sorella Silvia state aiutando a riscrivere con le vostre scelte di quest’anno. Lo scritto del piddino/renziano Marco Campione, da cui non avete preso le distanze ma avete fatto vostro, ne è la pistola fumante.
Un’ultima cosa: la data del 14 dicembre per la catena è stata decisa insieme, di comune accordo, per non accavallarsi alla serata del Leoncavallo, appuntamento fisso da tanti anni, serata a cui tu stessa avresti partecipato se gli avvenimenti non avessero preso la deriva pericolosa che noi cerchiamo di denunciare da mesi. Ma già a fine marzo è stato evidente che noi non avremmo mai avallato la vostra iniziativa, non avremmo mai avallato il tentativo di conciliare vittime e carnefici e di focalizzare l’attenzione su una sola vittima, Pinelli brav’uomo e padre di famiglia, ignorando la feccia puzzolente, gli anarchici ingiustamente accusati: Valpreda, Gargamelli, Di Cola, Borghese… Quindi avete avuto tutto il tempo di modificarla a vostro piacimento. Questo vittimismo sulla data risulta assolutamente fuori luogo.
Ci vediamo il 12 dicembre in piazza Fontana per il corteo storico, il corteo che dal 1970 ha visto la cittadinanza esprimere la conflittualità necessaria contro lo stato e i suoi rappresentanti. Il corteo con lo striscione del Circolo Anarchico Ponte della Ghisolfa. Il corteo che ha visto la morte dell’internazionalista Saverio Saltarelli, colpito al petto da un candelotto sparato ad altezza d’uomo dai rappresentanti dello stato.
L’altro corteo, quello di Giudici, Boscarello & co., è il corteo indetto dagli opportunisti, che invitiamo tutte e tutti a disertare per evitare di essere usati, perchè la verità è una sola: VALPREDA INNOCENTE – PINELLI ASSASSINATO – LA STRAGE E’ DI STATO.
Cosa che ribadiremo il 15 dicembre al Leoncavallo con chi quella verità l’ha subita e scritta: Roberto Gargamelli, Emilio Borghese, Enrico Di Cola, compagni vittime di quel piano criminale elaborato dallo stato. Compagni che nella catena vedono lo stesso pericolo che vediamo noi e a cui hanno deciso di non aderire. Ribadiremo con forza che l’ingiustizia subita da tuo padre si perpetua quotidianamente e l’aguzzino è sempre lo stesso: il potere, il potere dello stato, della finanza, delle multinazionali. Lo faremo con Mauro Decortes, anarchico compagno del Ponte della Ghisolfa dal 1972, con Saverio Ferrari dell’Osservatorio nuove destre, profondo conoscitore di quanto accadde in quegli anni. Infine ci faremo aiutare da artisti come Marco Maffei e Aldo Dell’Accio, Olmo Losca, Ascanio Celestini, e dai registi Matteo Bennati e Maurizio Scarcella che proietteranno in anteprima a Milano il documentario “12/12”.
Per chi verrà, sarà un momento di riflessione sulla verità e sul presente, il primo passo necessario verso una presa di coscienza.
Quando Pillitteri era entusiasta di Baj
Dopo molti anni mi sono recato in edicola per acquistare un giornale. Come molti altri mi informo leggendo le edizioni online dei quotidiani e periodici, oppure visito blog e siti specializzati.
Ma stavolta è un’occasione speciale: Il Venerdì di Repubblica esce con la copertina del cinquantenario di Piazza Fontana, si parla anche dell’opera di Baj e non resisto, lo compro.
Apro, sfoglio, leggo.
Delusione.
Un lavoro piatto, senza mordente, scialbo. Informazioni frammentarie e nemmeno tanto precise e parecchie omissioni.
Una delusione veramente. Tranne che per una perla.
E la perla porta il nome di Paolo Pillitteri: nel 1969 era assessore alla cultura in quota al PSDI, negli anni a venire, passato al PSI, sarebbe diventato il sindaco della Milano da Bere ( le malelingue dicono grazie a suo cognato, Bettino Craxi ), il sindaco dello sgombero e successiva distruzione del Leoncavallo. Ma anche il primo sindaco a manifestare l’intenzione di rimuovere la lapide a Pinelli, in Piazza Fontana.
Pillitteri, ricevette subito l’appoggio di un sindacato di polizia, il LISIPO, schierato a destra.
Una tempestiva mobilitazione, con presidio della lapide per una giornata, riuscì a sventare la minaccia.
Di tutto ciò sul “Venerdì” non se ne parla, ci si limita a dire che fu Pillitteri a prendere contatto con il pittore Enrico Baj per organizzare una retrospettiva dell’artista, ma che questi invece propose un unico quadro che si sarebbe intitolato “I Funerali dell’anarchico Pinelli” e che Pillitteri accettò “con entusiasmo”.
Come tutti sanno quell’opera non fu esposta, la mostra cancellata. L’uccisione del Commissario Calabresi bloccò tutto. Chissà se l’appartenenza alla stessa area politica (Calabresi aveva scritto degli articoli per il quotidiano del PSDI), ha avuto una influenza su questa decisione?
L’opera di Baj tornò ad essere esposta per un periodo limitato nel 2012 per poi tornare nel buio dei magazzini. Una sistemazione definitiva, pare, arriverà nel 2020.
Vedremo.
Non la faccio lunga: volevo solo dire come sia facile giocare con la memoria: mezze verità, omissioni, amnesie. Ed ecco pronta una nuova verità pronta all’uso.
In questa “commemorazione” quasi tutti si guardano bene dall’avvicinarsi alla verità: la strage è di stato, Valpreda è innocente Pinelli è stato assassinato.
Se si mira alla pacificazione la verità è di ostacolo. Se si mira al volemmose bbene la verità va dimenticata.
P.S.: Non provate a cercare sul Venerdì il perchè della strage. Non lo troverete, ma questo vale per quasi tutti i media.
Possono inventarsi un come, non diranno mai il perchè.
Marco