Ma la folla vide perché portava la benda

La macchina del “Clarion” di Spoon River venne distrutta,
e io incatramato e impiumato per aver pubblicato questo,
il giorno che gli Anarchici furono impiccati a Chicago:
“Io vidi una donna bellissima, con gli occhi bendati
Ritta sui gradini di un tempo marmoreo.
Una gran folla le passava dinanzi,
alzando al suo volto il volto implorante.
Nella sinistra impugnava una spada.
Brandiva questa spada,
colpendo ora un bimbo, ora un operaio,
ora una donna che tentava ritrarsi, ora un folle.
Nella destra teneva una bilancia;
nella bilancia venivano gettate monete d’oro
da coloro che schivavano i colpi di spada.
Un uomo in toga nera lesse da un manoscritto:
‘Non guarda in faccia a nessuno’.
Poi un giovane col berretto rosso
Balzò al suo fianco e le strappò la benda.
Ed ecco, le ciglia eran tutte corrose
Sulle palpebre marce;
le pupille bruciate da un muco latteo;
la follia di un’anima morente
le era scritta sul volto.
Ma la folla vide perché portava la benda.

Questa poesia è scolpita sulla tomba di Giuseppe Pinelli, è tratta dall’ Antologia di Spoon River, uno dei suoi libri preferiti. Trovo che sia perfetta per ricordare la figura dell’anarchico Pino e del suo assassinio: attraverso il suo fermo in questura, attraverso gli interrogatori subiti, attraverso la sua defenestrazione e attraverso le infamie dette contro di lui quando era  morto è possibile vedere chiaramente la natura disumana e criminale del potere. E’ possibile comprendere “la follia di un’anima morente” di cui è impregnata la “giustizia”.

Con Pinelli è tutto chiaro, tutto finalmente chiaro, non ci sono scuse o alibi che reggano: gli sfruttatori continueranno a stroncare vite per continuare a vivere. 

Per me non dimenticare non significa solo ricordare Pinelli e tutti gli altri compagni che hanno subito la macchinazione della strage di stato. Non dimenticare significa ricordare sempre che “la folla vide perché portava la benda”.

Marco.

Mischiare insieme vittime e carnefici

Mischiare insieme vittime e carnefici,in una bella dichiarazione di cordoglio.
Ogni 12 Dicembre ricordiamo .C’è un pezzo di marmo. No, 2 pezzi.
È freddo, è pietra.Lo so , l’ho messo insieme ai compagni del Ponte e a tanti altri compagni milanesi dopo che la prima “lapide” si era consumata. E poi ancora, una nuova cornice fatta con i compagni di Rimaflow. Sono binari, pesanti come la parola “LAPIDE”. Binari, perché tu eri un ferroviere, anarchico. Portiamo fiori spesso, ma il 12 dicembre vengono in tanti a ricordare quel pomeriggio. Anche le “istituzioni democratiche” da un po’ di anni, vengono a fare una bella parata. Dietro di loro vedo i volti dei tuoi assassini. Sorridono. Sono stati tutti promossi a incarichi di più alta responsabilità. non si vergognano di niente.

“Archiviato”

Sulla loro lapide c’è scritto “morto innocente”.

Sull’altra, la nostra, “Assassinato”.

Anche quest’anno saremo là, dopo la loro manifestazione, con un corteo se sarà possibile, ma comunque là, di fianco a quella pietra che negli anni passati ci ha visto in così pochi e che rivede da un po’ vita giovane, dietro la pietra il vecchio striscione.
VALPREDA INNOCENTE
PINELLI ASSASSINATO
STRAGE DI STATO.
Resiste, un po’ consumato, e anche noi.
Ogni 15 Dicembre, nella sala in cui il centro sociale Leoncavallo ci ospita, con gli ospiti che di volta in volta invitiamo, accendiamo un faro sulle contraddizioni di questo mondo.
Un altro mondo è possibile?
Sono cambiate così tante cose da allora, nel mondo del lavoro, della scuola, dei rapporti umani.
Le disuguaglianze sono diventate più profonde, drammatiche e non si vede come uscirne.
Lo vendono così “è il progresso, ragazzo, e tu non puoi farci niente”!!
La “Globalizzazione” crea problemi così gravi che sembra di stare peggio che ai tempi della schiavitù, e schiavi ne trovano sempre e poi li creano anche. A volte ci facciamo schiavi da noi stessi.
So di dire una sciocchezza se dico che allora era più facile: L’imperialismo americano e quello sovietico, la “speranza” cinese, e poi in fondo, lavoriamo tutti per Agnelli! Anche gli immigrati erano diversi, appena un po più coloriti di noi.
Le multinazionali. Che facce hanno? Qualche nome famoso nelle comunicazioni, ma tutti gli altri?
E come fanno a fare tutti queste porcherie? Come possiamo contrastale?
Non ci sono risposte semplici a problemi complicati.
Va beh! Ma almeno qualche risposta anche piccola.
Sassolini sulle rotaie del loro tragico progresso.
Se diventano tanti, se fanno un bel mucchio, allora chissà, il treno potrebbe anche deragliare.
Con qualche amarezza, un po’ desolante magari, ma non possiamo fermarci. Non ne siamo capaci. Non vogliamo proprio.
Seguiamo un sentiero che ha un cuore.
Hanno cominciato a tracciarlo donne e uomini tanto tempo fa. Continuiamo.

Gianni.

Roma. Processo a Valpreda e agli anarchici. Proteste fuori e dentro il tribunale

Vi proponiamo alcune immagini del processo a Valpreda e altri anarchici ( si riconosce Gargamelli ). Siamo a Roma nel 1972, fuori e dentro il tribunale i compagni protestano e gridano VALPREDA LIBERO CALABRESI ASSASSINO.