Questo stato…

in nome del suo governo, nomina a capo dell’Ilva una della persone che erano ai vertici della Thyssen all’epoca del rogo nel quale morirono bruciati 7 operai, perchè i soldi destinati alla sicurezza del luogo di lavoro vennereno volutamente dirottati altrove, essendo stata programmata la successiva chiusura dello stabilimento (per profitto dunque! È stato giudicato “sprecato” il denaro necessario a preservare la vita altrui: la vita di uomini sul cui lavoro il datore lucra profitto).

È allora bene ricordare che nessuno dei condannati per la strage alla Thyssen di Torino ha scontato un solo giorno di carcere.

Così come è bene non dimenticare – tra l’altro – che lo stesso stato che eleva di rango i predetti soggetti tiene invece preventivamente in carcere – da mesi – chi ha manifestato in piazza il primo maggio contrietà allo scempio di Expo. Laboratorio di una società ipocrita, affarista, manovrata dalle multinazionali e popolata da lavoratori schiavi e cittadini privi di diritti. insomma: neoliberista e populista. (spugnetta docet).

Vite umane di lavoratori o vie di milano?

BANQUO
Resistente, umano, di passaggio

Il Silenzio Assassino

Se hai preso in mano questo foglio (o altrimenti lo stai leggendo, fa lo stesso) puoi diventare un granello di sabbia. All’apparenza minuscolo. Ma costituto da un nucleo irriducibile. Non modificabile. Resistente. Un seme. Che se posto nell’ingranaggio, ne ostacola la fluida prosecuzione di movimento. Tanti granelli, possono bloccarlo. L’ingranaggio. E la macchina si ferma. E smette di triturare conquiste, speranze, diritti, persone. Come te. Sei persona. Ma puoi (anche) essere granello. E puoi diventare un problema per l’ingranaggio. Tanti granelli, se sollevati da un vento, fanno tempesta. Sospinti nei meandri della macchina, la disturbano, la forzano, la disassano, ne scardinano la cadenza trituratrice.

Ora la macchina che hai davanti, si chiama neoliberismo. È la macchina che ha schiacciato le altre. Almeno questo ritengono in tanti. È una macchina spietata, forte, ma anche subdola. Stritola realtà materiali, ma fluttua anche, soave, nell’etere. Soffiata da labbra melliflue o da cinici ghigni ridenti, da colpi di maglio finanziari e paludati e professorali paltò.  In quel caso, ondeggia nell’aria. Come una piuma. Che leggera si posa nel cervello. E lo spegne. Supino.

Nel tuo paese chi manovra questa macchina – una maccina che persegue guerre di bombardamento, che “piazza” armi italiane nel mondo, che schiaccia i lavoratori e cancella i loro diritti, che limita i controlli sulla sicurezza negli stessi luoghi di lavoro, che vuole privatizzare la sanità, che distrugge la scuola e l’università pubblica per impedire che crescano e si formino pensieri liberi e critici, che accentra il potere nella televisione pubblica, che ha un progetto autoritario di un governo senza controlli… – ha un nome ed un cognome. E ti stima talmente poco da trattarti come un bamboccio che si beve ogni sua favoletta. Ed è talmente sicuro che non ti incazzerai mai, che non dirai “basta!”, che – come ad un bambino – parla dei gufi.

Allora digli che sei un uomo pensante
digli che il tuo futuro te lo riprendi in mano,
che non lo deleghi a marionette telecomandate
dalle banche e dalla finanza
e dai loro giornali (e telegiornali)

E MANDALO A CAGARE

BANQUO
resistente, umano, di passaggio