POTERE RELIGIOSO CONTRO LA PACE

 

Da Andrea Papi

  • POTERE RELIGIOSO CONTRO LA PACE

Ciò che sta succedendo a Gaza è terribile e del tutto inaccettabile. Per nessuna ragione al mondo si possono massacrare decine di migliaia di civili inermi, compresi anziani donne e bambini, per eliminare militanti nemici lasciando solo devastazioni, tantissima fame e condizioni del tutto disumane. È quello che viene fatto sistematicamente da parte dell’esercito israeliano come risposta al massacro subito del 7 ottobre scorso. Una risposta militare criminale, brutale e devastante, che non può avere nessuna giustificazione.
Benjamin Netanyahu, premier del governo israeliano, appoggiato e sostenuto dall’ala del fanatismo religioso ebraico, è il principale responsabile militare di un simile massacro e non demorde nonostante abbia contro molta parte della popolazione civile israeliana, l’ONU e tutte le diplomazie del mondo. Una vera iattura innanzitutto per lo stesso popolo israeliano. È impellente fermare quest’immonda mattanza.
Ma io sono un anarchico e cerco di guardare queste vicende tragiche che ci stanno sconvolgendo con l’occhio critico di chi è idealmente contro tutte le logiche di potere che vogliono dominare e sopraffare, si tratti di Stati, di eserciti, di multinazionali, o di qualsiasi tirannide. Trovo così del tutto insufficiente e sbagliato, rispetto a questa guerra, limitarsi a criticare e condannare l’inaccettabile brutalità israeliana.
Per chi è contro il potere è ugualmente insopportabile e inaccettabile il fatto che dall’altra parte il fanatismo jihadista, di Hamas in primis ma non solo, devasti e opprima sistematicamente. La fase in atto della guerra pluridecennale in terra di Palestina è stata volutamente provocata da Hamas in modo calcolato, quasi sicuramente istigata dalla teocrazia dispotica iraniana, per bloccare e impedire un accordo storico di pace che si stava concretizzando tra Israele e Arabia Saudita, sulla falsariga degli “Accordi di Abramo”, stipulati a suo tempo da Tel Aviv con Paesi arabi per lungo tempo ostili, come Emirati Arabi Uniti e Bahrein e Marocco, che si erano aggiunti a Egitto e Giordania.
Per bloccare questi accordi, il 7 ottobre scorso 1500 uomini di Hamas fecero un blitz nel sud d’Israele in cui massacrarono 1400 persone e ne rapirono più di 240, stuprando, torturando e seviziando civili innocenti. Hamas, che all’occorrenza ha anche spesso usato la popolazione civile come scudo, dopo aver vinto le elezioni nel 2006 si impose con una specie di colpo di stato e non le ha più rinnovate, sottoponendo il popolo palestinese a un regime spietato, feroce come tutte le teocrazie jihadiste. È questa la tanto invocata causa palestinese? Sarebbe questa la liberazione della Palestina? Liberarsi dal giogo occupante di Israele per trovarsi sotto l’egida spietata e dispotica di una teocrazia?
Ebbene, come uomo e come anarchico non posso in alcun modo appoggiare una causa che vorrebbe liberarsi di un’oppressione brutale per subirne un’altra tra le più spietate, come sono storicamente tutti i dispotismi di stampo religioso.
Non dimentichiamoci che la guerra che si sta consumando in Palestina, che macina senza tregua morti civili a spron battuto, ha come massimi responsabili due fanatismi religiosi, quello giudaico e quello islamista, i quali si stanno scontrando militarmente sulla testa di due popoli per fanatiche ragioni loro, senza rappresentare in nessun modo ideali da perseguire o appoggiare. Anzi!
Noi anarchici abbiamo sempre giustamente contrastato le ingerenze di caste sacerdotali e non abbiamo intenzione di smettere ora. Non possiamo appoggiare né l’uno né l’altro dei contendenti, mentre riteniamo di doverli contrastare con tutta la determinazione e la forza che si riesce a mettere in campo. Pensiamo convintamente che i rispettivi popoli israeliano e palestinese siano entrambi oppressi dalle rispettive caste religiose, ostaggi incolpevoli di due spietati contendenti nemici dichiarati dell’umanità.

Andrea Papi

29 maggio 2024

L’utilità di Reclus nella geopolitica di oggi .

Incontro con Fabrizio Eva, geografo politico.

Martedì 28 maggio ore 19 Circolo Anarchico Ponte della Ghisolfa Viale Monza 255 Milano M1 Precotto

 

L’utilità di Reclus nella geopolitica di oggi

Come l’approccio di Eliseo Reclus può essere utile per capire più concretamente le attuali dinamiche geopolitiche (con esempi) e perché potrebbe portare a soluzioni pacifiche e non alle guerre.

 

Sovraimplicazioni. Incontro con Renato Curcio

Presentazione del libro di Renato Curcio “Sovraimplicazioni” le interferenze del capitalismo cibernetico nelle pratiche della vita quotidiana. Domenica 12 maggio 2024 ore 17
Circolo Anarchico Ponte della Ghisolfa Viale Monza 255 Milano

LE INTERFERENZE DEL CAPITALISMO CIBERNETICO NELLE PRATICHE DI VITA QUOTIDIANA

Il percorso nell’infrastruttura di Internet qui proposto mette in evidenza le sovraimplicazioni che gravano sulle nostre pratiche quotidiane e i cambiamenti antropologici che esse comportano. Alle sovraimplicazioni del sistema geopolitico di novecentesca memoria si sono affiancate negli ultimi decenni le limitazioni e gli indirizzamenti propri del capitalismo cibernetico. Il quale, con l’implementazione dell’Intelligenza Artificiale, e nella crescente ibridazione tra gli umani e le macchine caratterizzata dal ribaltamento del rapporto tra gli umani e gli strumenti di cui si servono, ci conduce verso una mutazione socio-antropologica tanto potente quanto incognita nei suoi destini. Ne deriva altresì un nuovo paradigma disciplinare: è alle macchine dotate di Intelligenza Artificiale che viene trasferito il compito di attuare automaticamente la stimolazione, la sorveglianza, la registrazione, la valutazione dell’obbedienza e l’eventuale segnalazione delle traiettorie comportamentali “non riproduttive dell’esistente” o comunque “non docilmente o passivamente allineate” alle Autorità di vario grado. Una sovraimplicazione perciò cibernetica, di cui sono qui esposti esempi nei settori dell’informazione e della comunicazione, dei social network e della progettazione delle città, volendo continuare a credere che una maggiore consapevolezza sociale sappia alimentare una resistenza attiva e creativa allo stato di cose presente.