I Funerali di Pinelli e la memoria

In concomitanza dell’anniversario della morte di Enrico Baj, autore de “I funerali di Pinelli”, riproponiamo una breve raccolta di documenti a testimonianza dell’impegno per restituire alla città, ma non solo, un’opera di grande importanza.

 

 

Cancellare la verità. ( Lettera aperta a Pisapia )

Nel 1986 ci aveva provato Pillitteri, sindaco di Milano, dichiarando di voler rimuovere la lapide dedicata dalla cittadinanza a Giuseppe Pinelli in Piazza Fontana. Ma bastò quella sola dichiarazione a scatenare proteste e manifestazioni di piazza e così il sindaco fece un passo indietro. Ritentò nel 2006 De Corato. Lui non fece dichiarazioni: la lapide venne trafugata e al suo posto, con la firma del comune, fece la sua comparsa una lapide taroccata nella quale Pinelli non era più “UCCISO INNOCENTE”, ma semplicemente “MORTO”. Una dettaglio da nulla….

Ma anche stavolta la reazione non si fece attendere, milanesi volenterosi portarono in Piazza Fontana una lapide uguale a quella sottratta. Da quel giorno in Piazza Fontana convivono due lapidi: una, a cui non manca mai un fiore, a testimonianza che la verità storica sulla strage di stato non è dimenticata e un’altra, quella del comune, sempre disadorna, a testimonianza della stupidità e dell’arroganza del Potere. Nel 2012 ci era sembrato di vedere qualche segno di cambiamento, ma durò poco. Il comune aveva sì organizzato l’esposizione (temporanea) dell’opera di Enrico Baj “I funerali dell’anarchico Pinelli”, ma la scena era ben diversa da quella prevista dall’autore. La finestra dalla quale Pinelli precipita era furbescamente collocata molto distante dalla sagoma raffigurante il ferroviere anarchico, anche qui un dettaglio da nulla…. Terminata l’esposizione l’opera di Baj è tornata in cantina, ma non è quello il suo posto.

Quell’opera è parte fondamentale della memoria e della storia di questa città e come tale appartiene a tutti. La galleria che la detiene è disposta a donarla alla città affinchè possa essere esposta permanentemente in uno spazio adeguato. Benchè sollecitato più volte, anche con raccolte di firme, il comune non ha mai dato una risposta. Solo silenzio dal comune. La invitiamo a prendere posizione e a sbloccare questa situazione, non per fare un piacere a noi che non le stiamo chiedendo nulla, ma per un atto di giustizia nei confronti della città: ce n’è bisogno soprattutto dopo la vergogna dell’inserimento di Servello tra i cittadini illustri del Famedio. A risentirci.

Milano, dicembre 2015, Circolo anarchico Ponte della Ghisolfa

Di seguito trovate una breve rassegna stampa sul tema.

 

Globalist

Milanotoday

Libero

Ansa

Affari Italiani

La Gazzetta del Mezzogiorno

Milanopost

 

Una voce dai funerali di Pietro Valpreda

Otto luglio 2002, funerali di Pietro Valpreda al Circolo Anarchico Ponte della Ghisolfa, in Viale Monza, a Milano.

La voce che saluta per l’ultima volta Pietro è quella di Mauro Decortes. “noi vorremmo ricordarlo come un amico”

 

Chi era tra i moltissimi presenti potrà ricordare quel momento, chi non c’era ha ora l’opportunità di ascoltare un documento importante, politicamente e umanamente.

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