DALLA PARTE DEL SUOLO. L’ECOSISTEMA INVISIBILE – INCONTRO CON PAOLO PILERI

 

In uno strato sottilissimo di terra c’è la più alta densità vitale del pianeta. Il suolo è un ecosistema unico nel suo genere, di cui continuiamo a ignorare la bellezza. È anche quello più altruista, che permette di sopravvivere a tutto ciò che sta sopra. Eppure noi lo maltrattiamo, avveleniamo, distruggiamo. Per fermare al più presto il suo consumo, serve riscoprire la meraviglia sotto i nostri piedi. Tornare a prendersi cura della terra, per salvare noi stessi insieme a lei.

Presentazione con l’autore
giovedì 22 maggio alle 21:00

CIRCOLO ANARCHICO
PONTE DELLA GHISOLFA
VIALE MONZA 255 MILANO

 

Nostra patria è il mondo intero

Vi proponiamo un altro lavoro di ricostruzione storica di Leonardo Meraviglia.

Nostra patria è il mondo intero.

UN PREGIUDIZIO

 

L’anarchia è un ideale irrealizzabile perché la sua pratica richiede un mondo
completamente estraneo a quello in cui viviamo.
Ci guarderemmo bene dal fare una simile affermazione se si trattasse di una
qualsiasi altra idea più o meno fuorviata che ribadisse il principio di associa-
zione fondato su un’autorità sociale ma trattandosi dell’anarchia, ovvero di
una società priva di governo e di legge d’alcuna natura, la dichiariamo impos-
sibile senza esitazione a meno che, in seguito ad un repentino salto temporale,
si potesse tornare all’età della pietra.
Non ci libereremo dal pugnale o dalla bomba anche se resteremo vigili ed eser-
citeremo qualsiasi forma di controllo.
È un’epidemia che passerà come passano tutte, ma il patibolo non è certamente
la cura che potrà guarire da essa. Il miglior trattamento è il manicomio.
Noi lo giudichiamo un rimedio infallibile.
Per gli anarchici la morte costituisce un motivo di onore ambito e desiderato,
il manicomio a vita sarebbe il disonore ed il ludibrio, un motivo di pentimento
e castigo. (il brano è tratto da un lungo articolo intitolato Un consiglio, com-
parso sul numero del 18 agosto 1897 de La Republica Social edita a Matarò)

Il brano, che si riferisce alla situazione spagnola dell’epoca, ben illustra la dif-
fusa interpretazione che gli anarchici altro non fossero che attentatori sangui-
nari.
In Italia furono oggetto di studio da parte di Cesare Lombroso, che li giudicava
una delle tipologie più interessanti della criminalità, vale a dire quella di natura
politica.
Lo studioso, come molti altri del resto, ebbe una visione limitata dell’anarchi-
smo, riducendolo alla sola componente dell’individualismo, ed illustrò le pro-
prie teorie nel saggio Gli Anarchici, edito nel 1894, subito dopo che il giovane
individualista lodigiano Sante Caserio aveva assassinato (o giustiziato, se-
condo il punto di vista popolare e libertario) il presidente della Repubblica
Francese Sadi Carnot.
Naturalmente la realtà è assai diversa e poliedrica, come si tenterò di mettere
in evidenza nel viaggio di seguito illustrato, nel corso del quale ci si imbatte in
personalità alquanto distanti dallo stereotipo lombrosiano.

Leggi il seguito del documento

 

UNA RIVOLUZIONE DIMENTICATA

Proponiamo la lettura del lavoro di Leonardo Meraviglia sulla rivoluzione spagnola.

 

UNA RIVOLUZIONE DIMENTICATA

 

Si viaggia molto, in questo inizio di millennio così denso di mutamenti e di
trasformazioni accelerate, di sradicamenti anche brutali.
Si viaggia sempre più spesso per necessità, sempre più spesso per disperazione
o semplicemente per diporto.
Si viaggia per scoprire qualcosa, per perdere un qualche pregiudizio su luoghi
e genti solo immaginati e mai visti.
Oppure si viaggia per rivedere luoghi già noti, con altri occhi, meno ufficiali e
mediatori, occhi avvezzi a vedere fra le pieghe nascoste dello spazio e del
tempo. E questo è forse il senso di questa guida un po’ particolare, che non dice
quasi nulla del presente e non ripercorre itinerari d’arte e cultura tradizionali.
Il viaggio si snoda toccando alcuni luoghi che furono testimoni di uno dei mag-
giori, e al contempo dimenticati, avvenimenti del secolo XX: la guerra civile
spagnola. Il percorso segue l’andamento cronologico e per tanto, sul piano
squisitamente spaziale, comporta una sorta di andirivieni fra le regioni iberiche
interessate: si parte ad esempio dall’Aragona per poi passare alle Asturie, scen-
dere in Andalusia e tornare nuovamente in Aragona e così via.
Una particolare attenzione è dedicata alla rivoluzione libertaria e alle figure dei
militanti anarchici che tanta parte ebbero nel promuoverla e sostenerla.
La rivoluzione terminò in modo tragico per mano del governo repubblicano che
finì per perdere così il supporto più valido nella guerra contro i nazionalisti.
La crudeltà del conflitto spagnolo non sta dentro la Spagna, come invece molti
storici ed osservatori hanno sottolineato. La crudeltà sta nella guerra in se stessa
e soprattutto nelle guerre di sterminio inaugurate nel secolo XX: il primo con-
flitto mondiale impose la logica della vittoria attraverso l’esaurimento dell’av-
versario. E quando nel 1939 il conflitto incendiò nuovamente il mondo, molti
compresero che la crudeltà spagnola altro non era stato che un aspetto partico-
lare della crudeltà umana.
Dentro quella logica si trovarono ad agire forze assai più esperte dell’anarchi-
smo, i cui militanti erano portati ad una visione ottimistica della natura umana
e propensi più a costruire che a distruggere, a prevenire piuttosto che a punire.
Innanzitutto il fulcro del conflitto fu l’esercito ribelle, che come tutti gli eserciti
era una macchina costruita per la guerra e, guidato da una volontà politica fe-
rocemente avversa alla repubblica, pronto ad ogni tipo di massacro.

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Spagna ’36