“I funerali dell’anarchico Pinelli” deve tornare esposta!

E’ arrivato il 2019, cinquantenario di Piazza Fontana e dell’assassinio di Pinelli e l’opera di Baj “I funerali dell’anarchico Pinelli” rischia di rimanere per sempre nei bui scantinati dai quali è emersa dopo decenni solo una volta.

Quest’opera, dall’indubbio valore non solo artistico, appartiene inequivocabilmente alla storia di Milano; una storia con la quale la città tutta deve sicuramente ancora confrontarsi.

Chiediamo una testimonianza diretta da tutta la cittadinanza e da chiunque abbia a cuore il destino di quest’opera, affinché torni ad essere fruibile gratuitamente a Milano in un luogo consono come Palazzo Reale o altri spazi dello stesso livello negli anni a venire.

Un’opera d’arte è un modo per preservare la storia dalla sua riscrittura fissandola in una immagine.

Firmiamo per impedire che anche questo tassello della nostra storia e della nostra vita ci venga strappato! Questo è il link alla petizione:
https://www.change.org/p/comunedimilano-l-opera-di-enrico-baj-i-funerali-dell-anarchico-pinelli-deve-tornare-esposta-a-milano

Renato Curcio e l’algoritmo sovrano

DOMENICA 13 gennaio 2019 – ORE 18.00

CIRCOLO ANARCHICO “PONTE DELLA GHISOLFA”

VIALE MONZA 255 – MM1 PRECOTTO – TRAM 7

Presentazione del nuovo libro di

RENATO CURCIO

L’algoritmo sovrano. Metamorfosi identitarie e rischi totalitari nella società artificiale

(ed. Sensibili alle Foglie, 2018)

Il territorio più accessibile di internet è stato colonizzato e i coloni, come sempre nella tradizione capitalistica, alzano i vessilli dei marchi più noti dell’oligarchia digitale.
In questo continente, algoritmi “intelligenti” dal volto nascosto e al servizio di piattaforme digitali, classificano, predicono e giudicano condotte umane e conducono verso una deriva totalitaria.
Come in un incubo (documentato), si profilano i contorni di simil-democrazie dalle libertà sostanziali vacillanti, in cui i cittadini, assoggettati biometricamente ad un codice unico personale, si dispongono a riprodursi come cloni volontari di un algoritmo sovrano.
Naturalmente un’alternativa c’è ancora…
Ne discuteremo liberamente insieme con l’autore

Pinelli?

 
“La grande rapina”, leggiamo in copertina del n° 1282 di “Internazionale”. Il titolo si riferisce all’articolo presente all’interno del settimanale che, basandosi su una corposa inchiesta che ha visto coinvolti 38 giornalisti di diversi Paesi, accerta come, tra il 2001 e il 2016, siano stati sottratti dalle casse di vari stati, tra cui l’Italia, 55 miliardi di euro. 
 
E chi è il grande rapinatore? Un’entità rivoluzionaria che si ridistribuisce il profitto frutto del furto del lavoro salariato?
Neanche a parlarne.
 
“Un gruppo di banche e operatori finanziari ha creato un sistema con cui ottenere rimborsi fiscali ingiustificati.”
 
I ricchi che, non contenti di essere già ricchi, hanno escogitato un sistema per farsi rimborsare tasse che in realtà non hanno mai versato.
Ci si chiede se gli incoscienti burocrati saranno così solerti nel tentativo di recuperare il mal tolto, come di solito accade quando i colpevoli appartengono alle classi meno abbienti.
 
Si tratta di una rapina lunga 15 anni. Un’ingiustizia consapevole e duratura, messa in atto con arroganza e senso di impunità. 
Tuttavia, il panorama odierno, almeno in Italia, è ammorbato dall’acre odore della pacificazione sociale, con qualche rara eccezione. 
 
E che c’entra Pinelli? 
Che c’entrano Valpreda, Gargamelli, Mander, Borghese, Di Cola e la strage di Stato di Piazza Fontana?
 
Tutti anarchici, tutti attivisti di quell’autunno caldo, in cui le rivendicazioni sociali e salariali erano all’ordine del giorno, con uno sguardo sempre rivolto alla svolta rivoluzionaria: un autunno che probabilmente avrebbe risposto alla “grande rapina” con uno sciopero di almeno 15 giorni.
Attivisti che l’apparato di potere di allora schiacciò: chi ucciso, chi imprigionato, chi costretto alla latitanza.
Un potere arrogante, spavaldo, assassino.
 
Lo stesso potere che, ancora oggi, uccide e affama intere popolazioni, incarcera e ammazza attivisti, consuma risorse vitali in modo simile a un cancro.
Denunciare oggi il potere finanziario e il capitalismo nella sua declinazione neoliberista equivale a denunciare il potere che ha assassinato Giuseppe Pinelli.
 
Ne parliamo Sabato 15 dicembre alle ore 21 al Leoncavallo – Spazio Pubblico Autogestito – in via Watteau, 7 a Milano.