Il Ponte è un manufatto che unisce,
esseri umani.
aprilemaggio
All’attacco del sentiero, nella radura.
Tra poco, la salita.
Verso primavera.
L’alba non è ancora.
Luce viola.
Nuvole di vapore tra di noi.
Quanti, non si vede.
Strusciare di giacconi. Zaini.
Occhi da fessure. Silenzio.
Sigarette.
Cuore. Basso, continuo.
Lento.
Muto.
Fumogeni della mente.
Rosso e Nero.
Nuvole di respiro.
Volute di destini. Tosse.
Roche parole.
Che sanno.
Chi è qui è per stare.
Per starci. Insieme.
Per provarci.
Insieme.
Non sappiamo quanto sarà lungo.
Né quanto salirà,
né quanto ripido,
il sentiero.
Né, ancora, per quanto
– lì sotto (abeti e gufi) –
non vedremo
le stelle
(se non a sprazzi, radi momenti,
forse ai tornanti più secchi).
Intuisco chi c’è
Ma non conosco;
non ho giocato con lui da bambino,
non ho visto sigillarne il padre in una bara,
in una camera da letto,
di una casa di città, stinta. Dove vite
come candele.
Ma mi sta bene.
Posso immaginarmi come,
quella volta, sia andata.
E di come lui… allora. E adesso. Perché.
Chi è qui, ha cuccioli di cane nel cuore.
Ha gli occhi pieni di moli battuti dal vento,
di bimbi d’ alluminio,
fagotti impastati di salsedine.
E celtiche, da estirpare,
rabbiose bestemmie, da ricacciare
entro gole
bovine.
Chi è qui, nello stomaco e nel cuore,
risente il tentennante pianto d’un bimbo, nato accerchiato.
Se la scampa, ci sono glia altri, di là.
Sorride Manpower.
mister uomo-potere.
Bretelle fordiste,
ghigno affilato.
Potere dell’uomo.
Potere sull’Uomo.
In cammino.
Partiamo.
Insieme.
Si va.
Sixto Geordie –
resistente, umano, di passaggio