Con gentrificazione possono intendersi genericamente, tutte le forme di valorizzazione del territorio utili al capitale.
Appare lampante che il primo obbiettivo perseguibile è la speculazione edilizia e la messa a profitto di spazi diversamente vissuti dagli abitanti.
Tuttavia vorremmo avanzare una riflessione su come il capitale in realtà riorganizzi tutti i nostri spazi, fisici e temporali, in maniera capillare, riconfigurandoli assegnando ad ognuna una funzione ben precisa: c’è il tempo del divertimento con il relativo luogo, il tempo dedicato al consumismo con il relativi luoghi, il tempo casalingo nelle zone residenziali…
Questa sorta di standardizzazione del tempo e dello spazio è funzionale alla messa a profitto della vita stessa, oltre che utile a una sorta di governo delle persone che non vivono più i territori nella loro totalità stringendo una rete eterogenea di relazioni che disegnano gli spazi, ma relazioni frammentate e puntuali funzionali al tempo e allo spazio che attraversano.
La gentrificazione “produce nuove soggettività e nuove forme di vita a partire dalla separazione di ciò che era unito (la comunità storica del quartiere e i suoi legami) e dall’unificazione di ciò che era separato (la nuova smart people e i vecchi abitanti resilienti).”
In questo contesto il collante delle nuove soggettività non possono essere che i dispositivi digitali che unisce virtualmente, ma non solo, generano produzione, controllo di polizia oltre che consumo.
Ne parliamo con Giovanni Semi autore di “Gentrification. Tutte le città come Disneyland?” sabato 25 maggio alle 18 al ponte