Noi contro tutte le guerre, tutte le guerre contro di noi

Noi contro tutte le guerre, tutte le guerre contro di noiCirca 17000 bombe atomiche, di cui 70 in italia, sono pronte a mettere in serio pericolo l’esistenza della vita su questo pianeta. A possederle non sono solo le grandi potenze imperialiste usa e russia, ma anche inghilterra, francia, israele, packistan, india, cina e corea del nord.
In questi giorni si discute dell’accordo usa iran sul programma nucleare iraniano. Chomsky l’ha definito un accordo farsa e pura propaganda, ciò nonostante ci si raggela il sangue a sentire parlare ancora di atomica nel bel mezzo della guerra infinita con il medio oriente che non è mai stato così instabile ed israele, con le sue 100 atomiche, che non manca giorno che non minacci uno qualunque dei suoi vicini. Gli stessi usa sarebbero pronti a bombardare l’iran, nel caso saltasse l’accordo, con una superbomba capace di penetrare bersagli sotterranei o ultra difesi.
Siamo in guerra, che la si chiami “lotta al terrorismo”, “operazioni con droni”, “missioni di pace”, “peacekeeping”, “polizia internazionale”…, gli effetti sono gli stessi di sempre: minacce di bombardare questo o quell’altro paese (deputati italiani compresi, che lancerebbero bombe un po’ su chiunque sul mediterraneo e oltre); morti, che siano persone sgozzate in diretta su youtube, ammazzati da droni (responsabili di oltre 5000 uccisioni. Nel 2014, 1100 persone sono state ammazzate dai droni di cui solo 40 realmente sospettati di terrorismo) o vittime di folli attentati nelle capitali europee; masse di profughi vaganti che scappano o almeno ci provano dalla disperazione.
L'arte della pace di Alberto L'AbateSiamo in guerra e come sempre: “noi contro tutte le guerre, tutte le guerre contro di noi“.
Non daremo pace a chi vive di guerra contro la quale si può sempre fare qualcosa:

lunedì 18 maggio alle 18:00
al circolo Anarchico Ponte della Ghisolfa
Marianella Sclavi e Piero Scaramucci presentano il libro
“L’arte della pace”
e insieme all’autore, Alberto L’Abate

parleremo dell'”ampio panorama di analisi e confronti su teorie e tecniche per prevenire e contrastare, in concreto, i conflitti armati, indicando anche strategie politiche, perché si vada oltre la buona volontà del volontariato.”

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Torneranno i prati [spoiler]

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La trincea è buia, fredda, umida. Ci si sta accalcati, appiccicati ai propri umori, agli odori, ai sudori. C’è pochissimo spazio. Nella trincea si sta immobili, ci si ravviva solo quando arriva la posta. C’è il soldato che non ne riceve mai, di posta. Perché non ha più una moglie che lo aspetta a casa. Perché l’unica volta che è tornato, l’ha trovata a letto con un altro. Oppure quando arriva il rancio. Rumore di gamelle e una brodaglia scura, nella quale galleggiano come stracci pochi pezzi di carne sconosciuta, fette di pane duro, che sembra fatto con la segatura.
Non c’è spazio per il cameratismo nel film di Olmi. Non si vedono le foto di donnine poco vestite appiccicate alla branda, non ci si scambia pacche sulle spalle, non si sorride mai. Tutta la vicenda del film si svolge in una notte. La notte in cui sulla trincea, uno sperduto avamposto di alta montagna, piove un ordine insensato. Bisogna fare arrivare il filo del telefono fino ad un punto di osservazione situato una ventina di metri fuori dalla trincea. Strisciare sulla neve, nella notte illuminata dai bengala che preparano l’imminente attacco nemico, completamente allo scoperto, per portare il filo del telefono al punto di osservazione e da li, comunicare al comando quel che si vede.
Non ci sono atti di eroismo nel film di Olmi. Continua a leggere