“EDUCAR EN LIBERTAD”

Vi invitiamo alla presentazione del progetto di educazione antiautoritaria “EDUCAR EN LIBERTAD”
Sabato 3 giugno alle 16 al Circolo Anarchico Ponte della Ghisolfa Viale Monza, 255 Milano.
Incontro con Roselyn del progetto educare in libertà e compagna dell’organizzazione giovanile anarchica Lima
Educar en libertad è un progetto antiautoritario nato per apprendere/condividere le proprie esperienze, conoscenze ed è aperto all’apprendimento collettivo cooperativo.
La nostra idea va oltre il fatto di “educare”.
Vogliamo offrire esperienze divertenti, orizzontali e consapevoli.
Pedagogia antiautoritaria, il tutto con amore e pazienza.
Storicamente, nel nostro territorio, l’educazione e l’educazione tradizionale-conservatrice non è mai stata incentrata sui bambini, tanto meno sull’educazione dei bambini con rispetto e orizzontalità, poiché tutto è stato eseguito con imposizione su una scala di gerarchia di potere, di conseguenza vediamo una società insensibile, placata dal capitalismo che vede il bambino come “l’adulto del futuro”, rafforzando così l’idea adultocentrica di ciò che è “meglio” per lui rispetto a ciò che prova.
In questo modo, l’idea è iniziata con l’importanza di uno spazio ludico, ricreativo e di apprendimento per rendere i compagni di classe più partecipativi con i propri figli da quando questo spazio si è trasferito a Fiere, mostre, laboratori e quartieri. Dove sono stati accolti non solo i figli dei compagni di classe, ma anche il quartiere in cui si sono stabiliti.
Perché una pedagogia antiautoritaria?
In un mondo in cui la maggior parte dei bambini vive e cresce sotto una violenza generazionale normalizzata, ci impegniamo a essere spazi che offrano loro nuove esperienze e che queste convalidino le loro emozioni. Dove attraverso il gioco, la cooperazione, il rispetto e la consapevolezza il loro apprendimento è significativo per costruire la propria identità e autonomia.

Soffro dunque siamo. Il disagio psichico nella società degli individui. Incontro con Marco Rovelli

Vi invitiamo alla presentazione del libro di Marco Rovelli
“Soffro dunque siamo. Il disagio psichico nella società degli individui”
Venerdì 12 maggio alle 18:00
Circolo Anarchico Ponte della Ghisolfa
Viale Monza 255 Milano
La depressione, è stato detto, è la malattia del ventunesimo secolo. Gli antidepressivi rappresentano una delle principali componenti della spesa farmaceutica pubblica e stanno emergendo forme del disagio psichico che non erano rilevanti nella psicopatologia del Novecento: disturbi di panico, disturbi borderline, anoressia, bulimia, fenomeni di ritiro sociale. Questo «contagio», cui la pandemia ha fatto da moltiplicatore, ci dice molto sulla natura della nostra civiltà ipermoderna e neoliberale – quella che ha preso corpo negli anni Ottanta all’insegna del motto thatcheriano: «La società non esiste. Esistono solo gli individui». Grazie a una ricerca lucida e incentrata sulle testimonianze dirette di chi dal disagio psichico è stato travolto e di chi si sforza ogni giorno di comprenderlo e curarlo, Rovelli mostra la profonda connessione tra le nuove psicopatologie e una società «degli individui» in cui vige l’imperativo della prestazione e della competizione. E riflette su come la psichiatria egemone concepisca la «malattia mentale» come il frutto di una macchina cerebrale malata e da riparare, escludendo la dimensione psicosociale sia come fattore generativo, sia come cura.

Anarchismo in divenire. L’anarchia è cosa viva. Incontro con Andrea Papi

Vi invitiamo alla presentazione del libro di Andrea Papi

“Anarchismo in divenire. L’anarchia è cosa viva” ( La Fiaccola )

Domenica 7 maggio 2023 alle ore 16:00

Circolo Anarchico Ponte della Ghisolfa

Viale Monza 255 Milano

 

“Siccome non ci sarebbe nessun centro decisionale per dirigere,
ogni comunità troverebbe al proprio interno il quadro libertario di ri-
ferimento esercitandolo in piena autonomia. Ci sarebbero tante co-
munità, più o meno grandi, radicate nei territori e nessuna di dimen-
sioni particolarmente grandi. Le megalopoli e le grosse concentrazio-
ni urbane sparirebbero. Dove c’erano già si sarebbero ripartite in
quartieri o rioni autonomi. Invece di rimanere un’unica immensa
concentrazione ingestibile, si sarebbero trasformate in una pluralità
di comunità in contatto e a confronto. La ragione fondamentale di
questa scomposizione sarebbe legata al bisogno di mantenere e col-
tivare una capacità di comunicazione diretta tra gli individui, cosa
impensabile dentro una qualsiasi megalopoli.”