UNA RIVOLUZIONE DIMENTICATA

Proponiamo la lettura del lavoro di Leonardo Meraviglia sulla rivoluzione spagnola.

 

UNA RIVOLUZIONE DIMENTICATA

 

Si viaggia molto, in questo inizio di millennio così denso di mutamenti e di
trasformazioni accelerate, di sradicamenti anche brutali.
Si viaggia sempre più spesso per necessità, sempre più spesso per disperazione
o semplicemente per diporto.
Si viaggia per scoprire qualcosa, per perdere un qualche pregiudizio su luoghi
e genti solo immaginati e mai visti.
Oppure si viaggia per rivedere luoghi già noti, con altri occhi, meno ufficiali e
mediatori, occhi avvezzi a vedere fra le pieghe nascoste dello spazio e del
tempo. E questo è forse il senso di questa guida un po’ particolare, che non dice
quasi nulla del presente e non ripercorre itinerari d’arte e cultura tradizionali.
Il viaggio si snoda toccando alcuni luoghi che furono testimoni di uno dei mag-
giori, e al contempo dimenticati, avvenimenti del secolo XX: la guerra civile
spagnola. Il percorso segue l’andamento cronologico e per tanto, sul piano
squisitamente spaziale, comporta una sorta di andirivieni fra le regioni iberiche
interessate: si parte ad esempio dall’Aragona per poi passare alle Asturie, scen-
dere in Andalusia e tornare nuovamente in Aragona e così via.
Una particolare attenzione è dedicata alla rivoluzione libertaria e alle figure dei
militanti anarchici che tanta parte ebbero nel promuoverla e sostenerla.
La rivoluzione terminò in modo tragico per mano del governo repubblicano che
finì per perdere così il supporto più valido nella guerra contro i nazionalisti.
La crudeltà del conflitto spagnolo non sta dentro la Spagna, come invece molti
storici ed osservatori hanno sottolineato. La crudeltà sta nella guerra in se stessa
e soprattutto nelle guerre di sterminio inaugurate nel secolo XX: il primo con-
flitto mondiale impose la logica della vittoria attraverso l’esaurimento dell’av-
versario. E quando nel 1939 il conflitto incendiò nuovamente il mondo, molti
compresero che la crudeltà spagnola altro non era stato che un aspetto partico-
lare della crudeltà umana.
Dentro quella logica si trovarono ad agire forze assai più esperte dell’anarchi-
smo, i cui militanti erano portati ad una visione ottimistica della natura umana
e propensi più a costruire che a distruggere, a prevenire piuttosto che a punire.
Innanzitutto il fulcro del conflitto fu l’esercito ribelle, che come tutti gli eserciti
era una macchina costruita per la guerra e, guidato da una volontà politica fe-
rocemente avversa alla repubblica, pronto ad ogni tipo di massacro.

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Spagna ’36