SABATO 4 LUGLIO 2020 CIAO PIETRO!

 
Quest’anno ci apprestiamo a ricordare il nostro amico e compagno Pietro Valpreda in una situazione nuova e molto difficile al contempo. Parliamo naturalmente del covid e di tutti i cambiamenti e gli stravolgimenti nella vita quotidiana che sono collegati alla pandemia. Migliaia di morti imputabili, oltre che  al virus, alla logica di profitto e sfruttamento che sono alla base del nostro “vivere”. E poi  le limitazioni nei movimenti, la paura e la rabbia diffuse. Sembra dunque doverosa qualche riflessione anche in una occasione come questa.
 
Susan Sontag ci invita a considerare la malattia spurgandola di tutte le incrostazioni metaforiche che la vedono ora come un flagello, ora come un castigo o una colpa da espiare per una vita dissoluta o repressa e che vanno nella direzione di espellere il malato dalla società quasi fosse un corpo estraneo, reietto, al più un oggetto di carità.
Le recenti vicende sanitarie, nel costringere le persone al “distanziamento” hanno mostrato una verità lampante: laddove non c’è più un singolo da separare, ma è la collettività a essere investita da questa ordinanza, la conseguenza che balza agli occhi è che il vero malato è la società contemporanea. Sta a noi comprendere come l’autodistanziamento, ancor prima di essere subìto possa essere inteso, paradossalmente, come una pratica di autodifesa collettiva e umanitaria: l’unica via di uscita per non essere risucchiati da una logica esclusivamente sanitaria e individualistica è quella di cogliere l’aspetto non scontato della separazione e pretendere di non pagarne gli ulteriori costi. 
Non saranno certo le alchimie efficientiste dei magnati tecnologici a risolvere il problema, proponendo una militarizzazione della sanità che traccia i comportamenti individuali e che riesce a muoversi, quasi fosse un reparto della NATO, ai quattro angoli della terra per spegnere i focolai epidemici di un mondo che è diventato il forno incandescente di un’immensa fabbrica. Nel frattempo, proprio perché le vie dell’inferno sono lastricate di buone intenzioni… la sanità pubblica peggiora sempre più, ma la portaerei “Cavour” ci costa 1200 milioni!
Non sarà certo una classe industriale tornata, sembra, ai tempi di Valletta, che pensa di risolvere il problema a colpi di produzione e che insiste sulla centralità esclusiva della sua funzione, vuoi per manie di protagonismo, vuoi per fare la voce grossa al tavolo dei finanziamenti, a essere in grado di uscire da un paradigma che si è rivelato fallimentare, e i cui “aggiustamenti” in realtà aprono la strada a una escalation di pericolose criticità…
Il distanziamento, di fronte alla reale morbilità del virus, è stato per molti di noi una pratica di solidarietà concreta verso i propri cari, la giusta distanza che rispetta l’umanità (e la salute) delle persone, soprattutto gli anziani che, proprio perché posti al limite del processo produttivo, ci ricordano che una vita vale più della produzione di un tondino: è stata una scelta consapevole anziché cieca obbedienza ovina alle ordinanze governative. Una scelta dettata dalla ragionevolezza che anzi ha visto nelle varie esclusioni alla ordinanza stessa (pensiamo alla Confindustria nel bergamasco) la contraddizione di chi pensa che il sistema deve pur andare avanti…
E’ stata una pratica “ecologica” perché siamo consapevoli del fatto che se l’epidemia covid è per alcuni versi di natura comportamentale, e quindi sociale, ancor di più la sua “scintilla” ha avuto una natura ambientale: è innegabile che le storture ambientali hanno favorito la zoonosi del virus dall’animale-pipistrello (o pangolino) all’animale-uomo. Ed è altrettanto lampante che l’industrializzazione intensiva dell’ambiente creerà altre epidemie. Da questa pratica ecologica deve scaturire una pretesa “ecologica”: il rafforzamento del welfare non solo deve aumentare nelle voci che già comprende, ma deve deviare la logica produttivistica redistribuendo la ricchezza con un reddito universale!
Se il 4 luglio ricordiamo Pietro Valpreda, non è per celebrare una vittima della strage di piazza Fontana, quasi fosse un santino, ma è per ricordare che l’ingranaggio, le cui rotture sono state “aggiustate” in passato a suon di depistaggi, omicidi, colpevolizzazione (penale e, ancor più psicologica) delle persone, non può essere aggiustato ora a suon di produzione e consumismo, o peggio ancora in un atteggiamento esclusivamente emotivo e individualistico (o nazional sovranistico) che non riesce a diventare sentimento e cioè apertura di senso. 
Così come Valpreda vi riconobbe la riattualizzazione delle istanze per cui la sua generazione aveva lottato, ancora oggi deve essere rigenerato lo spirito che ha ringiovanito i movimenti mondiali: un altro mondo non solo è possibile, ma quanto mai necessario.
Ciao Pietro!
 
Appuntamento sabato 4 luglio 2020  ore 16:00 in Piazza Fontana dove, oltre agli interventi di Mauro Decorets ( Ponte della Ghisolfa ) e Saverio Ferrari ( Osservatorio Democratico Nuove Destre ) tra le altre cose, verrà presentata la canzone di Marco Maffei e Aldo Dell’Accio  dedicata a Pietro Valpreda “Nell’abbraccio di ogni libertà”. Sarà inoltre presente Pia, moglie di Pietro.