“La grande rapina”, leggiamo in copertina del n° 1282 di “Internazionale”. Il titolo si riferisce all’articolo presente all’interno del settimanale che, basandosi su una corposa inchiesta che ha visto coinvolti 38 giornalisti di diversi Paesi, accerta come, tra il 2001 e il 2016, siano stati sottratti dalle casse di vari stati, tra cui l’Italia, 55 miliardi di euro.
E chi è il grande rapinatore? Un’entità rivoluzionaria che si ridistribuisce il profitto frutto del furto del lavoro salariato?
Neanche a parlarne.
“Un gruppo di banche e operatori finanziari ha creato un sistema con cui ottenere rimborsi fiscali ingiustificati.”
I ricchi che, non contenti di essere già ricchi, hanno escogitato un sistema per farsi rimborsare tasse che in realtà non hanno mai versato.
Ci si chiede se gli incoscienti burocrati saranno così solerti nel tentativo di recuperare il mal tolto, come di solito accade quando i colpevoli appartengono alle classi meno abbienti.
Si tratta di una rapina lunga 15 anni. Un’ingiustizia consapevole e duratura, messa in atto con arroganza e senso di impunità.
Tuttavia, il panorama odierno, almeno in Italia, è ammorbato dall’acre odore della pacificazione sociale, con qualche rara eccezione.
E che c’entra Pinelli?
Che c’entrano Valpreda, Gargamelli, Mander, Borghese, Di Cola e la strage di Stato di Piazza Fontana?
Tutti anarchici, tutti attivisti di quell’autunno caldo, in cui le rivendicazioni sociali e salariali erano all’ordine del giorno, con uno sguardo sempre rivolto alla svolta rivoluzionaria: un autunno che probabilmente avrebbe risposto alla “grande rapina” con uno sciopero di almeno 15 giorni.
Attivisti che l’apparato di potere di allora schiacciò: chi ucciso, chi imprigionato, chi costretto alla latitanza.
Un potere arrogante, spavaldo, assassino.
Lo stesso potere che, ancora oggi, uccide e affama intere popolazioni, incarcera e ammazza attivisti, consuma risorse vitali in modo simile a un cancro.
Denunciare oggi il potere finanziario e il capitalismo nella sua declinazione neoliberista equivale a denunciare il potere che ha assassinato Giuseppe Pinelli.
Ne parliamo Sabato 15 dicembre alle ore 21 al Leoncavallo – Spazio Pubblico Autogestito – in via Watteau, 7 a Milano.