Ecologia politica, decrescita e lotte sociali

Nell’anniversario della strage di Piazza Fontana, dell’assassinio di Pinelli e della incarcerazione dell’innocente Valpreda, abbiamo sempre preferito la riflessione e l’analisi alla pura e semplice commemorazione.
Lo stragismo ha visto i fascisti come mano d’opera di un piano di conservazione del potere del capitalismo italiano ed internazionale.
Con le bombe si è voluto fermare un’ondata di rinnovamento della società italiana: il potere, messo alle strette ricorre sempre alla violenza.
Il modo migliore per ricordare quei fatti è continuare a progettare e desiderare un mondo migliore, partendo però dalla conoscenza di quello attuale: il capitalismo neoliberale. Conoscere i nuovi meccanismi del potere e dello sfruttamento è un passaggio irrinunciabile per poterli superare.
La prima caratteristica di questo capitalismo è il cannibalismo della sfera economica: ogni aspetto della vita sociale deve rientrare nella grammatica omogenea e vuota del denaro; l’esperienza intera, senza resti, deve essere sottomessa alla logica della misurazione quantitativa.
L’ambiente naturale non fa eccezione: proprio in questi giorni governi e multinazionali si incontrano a Katovice (Polonia) per ribadire che l’unico modo per risolvere l’incombente disastro climatico è la mercificazione dell’atmosfera, cioè la creazione di permessi e crediti di inquinamento ed emissione da scambiare in regime di “libero” commercio.
Insomma: il riscaldamento globale è certamente l’esito di un fallimento del mercato – che in passato non è stato in grado di contabilizzare le esternalità ambientali – e tuttavia l’unica soluzione è rincarare la dose: “ci vuole più mercato!”, “diamo un prezzo alla natura e il problema svanirà”. Questi gli slogan dei fanatici della green economy, il cui fallimento è sotto gli occhi di tutti.
Certo, c’è chi si oppone, nel consesso dei potenti. Per esempio, Donald Trump. Ma lo fa per le ragioni sbagliate: non perché le ricette neoliberali non funzionano, bensì perché il cambiamento climatico sarebbe una bufala!
Di fronte a questa drammatica alternativa – falso ambientalismo neoliberale vs. anti-ecologismo oscurantista – quali strade può percorrere il pensiero rivoluzionario? La domanda è complicata e non ci sono risposte semplici o preconfezionate. Ma nemmeno si parte da zero: nel nostro dibattito discuteremo sia delle lotte ambientali e sociali che in tutto il mondo contestano il potere del capitalismo sia della decrescita, cioè una riflessione e una pratica che indicano la possibilità di una vita in comune al di là della dittatura del valore di scambio”.

Interventi di:

  • Mauro Decortes – del Circolo anarchico “Ponte della Ghisolfa”
  • Saverio Ferrari – dell’Osservatorio democratico sulle nuove destre
  • Piero Scaramucci – giornalista
  • Silvia Pinelli
  • Claudia Pinelli
  • Un* compagn* di Rimaflow,
  • Lele Leonardi – ricercatore all’università di Coimbra
  • Giacomo D’Alisa – ricercatore all’università di Coimbra
  • Elena Musolino – ricercatrice università di Bergamo

Interventi musicali di Alessandro Arbuzzi.

Sabato 15 dicembre 2018 ore 21:00
presso il Leoncavallo, Spazio Pubblico Autogestito
via Watteau, 7 – Milano

Organizza il circolo anarchico “Ponte della Ghisolfa”