Ricordo una foto che scattai a Venezia negli anni ’70, non ricordo invece se si trattasse del convegno su Bakunin o sui Nuovi padroni, in cui ritrassi Luciano Lanza, Amedeo Bertolo, Nico Berti e Roberto Ambrosoli, i “quattro dell’Ave Maria”. In quella foto traspare la calda umanità di quegli anni: e il calore di Roberto Ambrosoli era veramente rassicurante.
Mi immagino il mondo ridotto a una sfilza di letti, proprio come nella copertina di un album profetico dei Pink Floyd – A momentary lapse of reason – , una momentanea perdita di ragione, soppiantata dai ragionamenti degli affaristi, dell’alta finanza, degli speculatori ambientali che ci catapulta nell’irrazionalità degli ospedali affollatti, ci sbatte in faccia la morte dei più indifesi nelle RSA.
Penso però che il tratto caldo di china da cui nasce Anarchik abbia ancora la forza di comparire di soppiatto da un angolo di quella copertina a ridisegnare quel bel cerchio che è il mondo e a fare del suo peggio per imprimere a quella “A” tutto il valore più bello che si possa immaginare.
Mauro Decortes