Strategia della tensione: la controrivoluzione vista da un “ex” SS

 

Cinquantenario di Piazza Fontana.Continua la pubblicazione di materiali per non farci rubare la memoria. Vi proponiamo l’intervento di Pio Filippani Ronconi, ex ufficiale delle SS italiane, al convegno del maggio 1965 sulla Guerra Rivoluzionaria. E’ molto utile per avere un’idea del brodo di coltura nel quale si è sviluppata l’ultradestra italiana.

Ipotesi per una contro rivoluzione

Comunicazione del professore PIO FILIPPANI RONCONI

Considero acquisiti gli elementi spirituali e finalistici enunciati ieri dal dottor Beltrametti, specialmente per quanto riguarda il tipo di uomo sul quale si fonderà la nostra ipotetica « controrivoluzione », che è il tipo di uomo sul quale si basa la nostra concezione occidentale di civiltà. Gli uomini sui quali possiamo contare presentano, effettivamente, dei limiti morali invalicabili che difficilmente permetteranno loro di agire con quella indifferente spietatezza dei nostri avversari, specialmente contro innocenti. Il comunista, in questo campo, sperimenta una forza alla più parte di noi ignota, semplicemente perché egli è W). vero e proprio «medium» che si apre a forze prepersonali, chtoniche, non troppo dissimili – di là dallo schermo della dialettica marxista – all’«orenda» e al «mana» dei popoli primitivi, resti degenerati e sopravvissuti ai giorni nostri di antichi cicli culturali. Il comunista è, quindi, costituzionalmente un uomo «collettivo », un uomo che poggia su forze a lui esterne, che si esprimono in «fatti» da lui ritenuti veri non in quanto «atti », ma perché proiettati nella materialità percepibile, unico suo criterio di verità. Il nostro uomo è invece un essere che tende verso l’autocoscienza, ad evocare, quindi, le sue forze morali e la sua enérgeia da una « fantasia etica» non dipendente necessariamente da una formulazione astratta e tanto meno da quello che comunemente si denomina « ideolog_ », concatenazione rigida e pietrificata di pensieri già pensati per tutti. Per un uomo siffatto plasmaticamente pieno di forze e di debolezze, di idee e di dubbi innati, non possiamo postulare un’organizzazione rigida, unitaria, indeformabile, come potrebbe essere una di genere marxista, basata sull’uomo-robot animato da forze collettive.

Nella mia breve e schematica esposizione considero anche acquisiti gli elementi tattici – apparentemente spregiudicati, ma basati sul buon senso e sul risparmio di perdite di uomini preziosi e di inutili sofferenze alla collettività – suggeriti dal dr. Pisanò nella sua conversazione di ieri sera. Considero specialmente molto positivo ,il principio, implicito nèlla sua esposizione, secondo il quale, lasciando intatto il principio della libera iniziativa durante l’azione, sia necessario subordinare questa a un’accurata preparazione a livello più che tecnico, scientifico. Preparando, quindi, l’azione con estrema freddezza e ponderazione, si potrebbe tanto più riversare in essa quella fantasia e quella inventiva, che fra l’altro distingue l’uomo libero dall’attivista fanatizzato comunista.

Lo studio dei metodi della guerra eterodossa ci deve evidentemente indurre a elaborare un piano di difesa e contrattacco rispetto alle forze della sovversione che, se al livello clandestino sono già perfettamente organizzate e pronte alla soluzione totale del problema del potere, al livello palese ed ufficiale si sono già impadronite di buona parte dei centri di governo del nostro Paese (Amministrazione statale, parastatale, stampa, radio-televisione, agenzie d’informazione, università, ecc.). Perdurando le condizioni attuali, è facile intuire che lo stato « borghese» può trovarsi da un momento all’altro di fronte alla sua crisi finale.

L’errore fondamentale compiuto dalle cosiddette controrivoluzioni, dal tempo della rivoluzione russa al giorno d’oggi, consiste nell’avere costantemente schierato su una sola linea ideale e pratica – quindi individuabile – e, in base a un criterio omogeneo, tutte le forze disponibili, attribuendo implicitamente eguali compiti e quindi eguali rischi a uomini atti, invece, a impieghi totalmente diversi: in caso di sconfitta, parziale o totale, si è avuta di conseguenza la distruzione totale delle forze impegnate senza possibilità di ripresa. In ogni caso durante l’azione, gli uomini meno qualificati hanno notevolmente intralciato l’opera di coloro che avrebbero dovuto eseguire compiti ad un livello tecnico più specializzato.

Ora, la relativa tranquillità di cui provvisoriamente disponiamo nel momento presente dovrebbe indurci a preparare, sin d’ora; uno schieramento differenziato, su scala nazionale ed europea, delle forze disponibili per la difesa e per l’offesa.

Questo schieramento differenziato obbedisce al criterio di fare agire su tre piani complementari, ma tatticamente «impermeabili» l’uno rispetto all’altro, le tre categorie di persone sulle quali si può in diversa misura contare, assegnando ad ogni categoria compiti commisurati alle sue reali possibilità, ottenendo il migliore rendimento nell’azione dei singoli piani o categorie, e inducendo queste ultime ad organizzarsi da sé, secondo le proprie esigenze.

Schematicamente si tratta di ciò:

a) su un piano più elementare disponiamo di individui i quali, seppure bene orientati e ben disposti nei riguardi di un’ipotetica controrivoluzione, sono capaci di compiere un’azione puramente “passiva”, che non li impegni in modo da affrontare immediatamente situazioni rischiose. Fra costoro, che formano la massa dei funzionari, professionisti , docenti, piaccoli industriali, commercianti, eccetera, dovrà crearsi una seria e coerente “intesa” articolata secondo classi professionali e di interessi, la quale funzioni in modo tale per cui ogni suo membro, nel proprio campo, si limiti a troncare e molestare le iniziative provenienti dal campo opposto aiutando contemporaneamente i propri membri nei loro settori particolari e giovandosi, necessariamente, di un ufficio centrale d’informazioni e di uno schedario, che si andrà lentamente formando. Questa prima, rudimentale rete, oltre a significare un vantaggio pratico per i suoi aderenti, potrà servire per una prima «conta» delle persone delle quali si potrà disporre nei diversi settori della vita attiva nazionale, le quali, alla loro volta, formeranno lo «schermo di sicurezza» per gli appartenenti ai due livelli successivi;

b) il secondo livello potrà essere costituito da quelle altre persone naturalmente inclini o adatte a compiti che impegnino «azioni di pressione», come manifestazioni sul piano ufficiale, nell’ambito della legalità, anzi, in difesa dello stato e della legge conculcati dagli avversari. Queste persone che, suppongo, potrebbero provenire da Associazioni di Arma, nazionalistiche, irredentistiche, ginnastiche, di militari in congedo, ecc…, dovrebbero essere pronte ad affiancare, come difesa civile (qualcosa come i «Somatèn» catalani durante la guerra sindacale del 1913-23 in Ispagna), le forze dell’ordine (esercito, carabinieri, pubblica sicurezza, ecc…) nel caso che fossero costrette ad intervenire per stroncare una rivolta di piazza. In questo quadro sarebbe opportuno intrattenere relazioni ed accordi a tutti i livelli, tramite le associazioni di Arma.

c) A un terzo livello, molto più qualificato e professionalmente specializzato, dovrebbero costituirsi – in pieno anonimato sin d’adesso – nuclei scelti di pochissime unità, addestrati a compiti di controterrore e di «rotture» eventuali dei punti di precario equilibrio, in modo da determinare una diversa costellazione di forze al potere. Questi nuclei, possibilmente l’un l’altro ignoti, ma ben coordinati da un comitato direttivo, potrebbero essere composti in parte da quei giovani che attualmente esauriscono sterilmente le loro energie, il loro tempo e, peggio ancora, il loro anonimato, in nobili imprese dimostrative, che non riescono a scuotere l’indifferenza della massa di fronte al deteriorarsi della situazione nazionale. Sulla costituzione e sulla formazione di questo « terzo livello» credo che si potrebbe utilmente discutere;

d) di là da questi livelli dovrebbe costituirsi con funzioni « verticali » un Consiglio che coordini le attività in funzione di una guerra totale contro l’apparato sovversivo comunista e dei suoi alleati, che rappresenta l’incubo che sovrasta il mondo moderno e ne impedisce il naturale sviluppo.

Per sapere qualcosa in più

 

(ROMA)- ‘LA FIAMMA E LA CELTICA’, IL NEOFASCISMO ITALIANO DA SALO’ A CASAPOUND:
Da Nicola Rao la Cronaca di 60 anni di Destra e di un funerale che conta

Tutto parte dal funerale di Peppe Dimitri, il ‘guerriero senza sonno’. E’ il 30 marzo 2006: per le strade dell’Eur un’auto investe, uccidendolo, un uomo a bordo di uno scooter. Dimitri – classe 1956, ex militante di Avanguardia Nazionale poi ‘padre’ di Terza posizione, infine iscritto ad An e consigliere di Gianni Alemanno – è un’icona del neofascismo italiano.

Le sue esequie, due giorni dopo, radunano sul sagrato di una chiesa – quella di Santa Maria della Consolazione in Roma, a due passi dal Campidoglio – una folla enorme di ‘gente di destra’: dai ministri e parlamentari ai militanti delle sezioni insieme a ultrà da stadio. Si va da Stefano Delle Chiaie a Pio Filippani Ronconi. E ancora: Giano Accame insieme al giovane leader dei centri sociali di destra, Gianluca Iannone.

“E’ stata visivamente e fisicamente la pagina conclusiva di un’epoca, il saluto che un mondo dava a se stesso”, spiega Nicola Rao, autore per i tipi di Sperling&Kupfer di ‘La fiamma e la celtica. Sessant’anni di neofascismo da Salo’ ai centri sociali di destra’ (pp. 410, euro 12). “Quel funerale -rimarca il giornalista del Tg2 – è un evento importante non solo numericamente ma per il peso politico che riveste: assommare e unire per una volta, in uno ‘spazio nero’, sei generazioni diverse di persone che in un modo o nell’altro si richiamano al fascismo”. Scrive perciò Rao: “Il funerale a cui il ‘Secolo d’Italia’ accenna timidamente” è in realtà “un evento storico. Probabilmente il rito più importante del neofascismo italiano. Mai prima d’ora si era assistito a qualcosa di simile e quasi certamente mai vi si assisterà più”. Attorno a una bara i camerati di quell’uomo dal passato duro, costato dieci anni di galera, salutano ‘romanamente’ quello che per molti uomini della fiamma è il simbolo di un’idea e di una scommessa: mantenere in vita il fascismo dopo la fine delle aquile littorie.

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Pio_Filippani_Ronconi